PPM 2023

341512459_1455918538278149_9185444930607691383_nPeggio di un treno della Renfe, stavolta abbiamo veramente accumulato un ritardo imperdonabile, e proprio per un articolo che ci tenevo a pubblicare in tempi brevi.
Capita che le divinità dell’informatica non si mostrino benevole, e infatti, come ho riportato nel post precedente, un grave problema alla scheda madre del computer ci aveva lasciati a terra. Purtroppo il ricambio non si trovava, e dopo alcuni tentativi falliti di ripararla ci siamo decisi a eseguire un revamping della macchina, un aggiornamento dell’hardware in buona sostanza, sostituendo scheda, processore e memorie. Certo, avremmo fatto prima comprando un nuovo PC, però la nostra indole ci spinge sempre verso il recupero, e anche questo computer è una sorta di patchwork elettronico, senza dimenticare il vantaggio di aver speso meno di un terzo di quanto avremmo dovuto lasciare alla cassa di un negozio di informatica.
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Bene, passiamo alla narrazione del nostra spedizione in Moravia.
Anzi no, ci fermiamo prima a Vienna. Continua a leggere

One More Time

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Via, via, via!

Vienna, Praga, Brno, tre esperienze, tre sensazioni, tre caratteri, e tre per tre fa nove, nove giorni durante i quali abbiamo scarpinato, guardato, scoperto, incontrato, viaggiato, mangiato e, ça va sans dire, bevuto, nove giorni alla ricerca di ricordi e speranze, nove giorni che hanno infranto quella gabbia di tristezza che mi imprigionava da un paio d’anni.
La Rossana che era partita all’alba di un grigio martedì, è ritornata dopo una settimana e mezza con un considerevole bagaglio di ricordi ma più leggera nello spirito.
A questo punto viene buona una delle gianografie scritte dal mio sherpa / agenzia turistica / pusher / fotografo / ecc., e si intitola “ADDIO”.
Il viaggiatore non conosce ritorno. A partire è uno, a tornare è un’altra persona. Qualora tornasse quello stesso uno è come se non fosse mai partito. Continua a leggere

Good News

logo_BVV_Quilt_ShowEppur si muove, qualcosa si muove, si muove verso la Moravia.
Per dodici anni non ho mancato all’appuntamento con Praga, per la mostra patchwork ovviamente, e per tutto quello che c’è da visitare in Boemia. Poi nel 2020 è arrivata a sconvolgerci la vita la peste di Wuhan, e così per due anni ho dovuto rinunciare a quella breve fuga in un mondo antico e rinnovato, lontano e vicinissimo, straniero e familiare. E m’è andata ancora bene visto che sono ancora qui per scrivere questo post…
Oggi ho scoperto che il Prague Patchwork Meeting ritorna, ma non solo, lo fa finalmente in una sede degna di una grande mostra internazionale: il BVV, Veletrhy Brno.
Questo il link del PPM QUILT SHOW BRNO.
Anche se potrebbero mancarmi alcuni aspetti di Praga, degli angoli che conosco troppo bene, potrei approfittare dell’occasione per visitare la Moravia, i suoi castelli, e Brno, con lo Spielberg, la Villa Tugendhat, la Villa Löw-Beer e altro ancora. Devo studiarci un po’ su.
Intanto io ve l’ho detto, che poi arrivare Brno con i mezzi pubblici non è troppo difficile, basta passare per Vienna, e da lì ci sono autobus e treni a sufficienza per giungere a destinazione in un paio d’ore.

Ahoj.

 

Praga 2019

ppm2019logowQuesto è un post importante.
Potrebbe essere il mio ultimo articolo sul Prague Patchwork Meeting.
Precisiamo, non è che sia rimasta delusa dalla mostra, tutt’altro. Le opere esposte erano apprezzabili, sistemate con gusto e criterio, variate nello stile e perfettamente godibili, insomma tutto bene come sempre.
Ma è proprio quel “come sempre” a mettermi in crisi.
Già prima di partire temevo di trovarmi di fronte al solito copione, pregevole fin che si vuole, ma troppe volte replicato.
Ecco allora la solita strada, con il solito marciapiede e i soliti due tombini senza coperchio che se ci finisci col piede dentro ti fai fuori la caviglia (a essere ottimiste). Ecco la solita ripida scala metallica stile “La collina del disonore”, salendo la quale prima o poi qualcuna si sentirà male. Ecco nell’atrio la solita esposizione a tema sistemata sui soliti cavalletti del 2011. Ecco la solita disposizione impeccabile, ma canonica, delle opere, per cui tutto appare ma nulla emerge. Ecco le solite creazioni tessili, talune ammirevoli per fattura e composizione, comunque gradevoli, però mai imprudenti o impudenti. Ecco ancora, per buon peso, la solita (e inspiegabile) assenza a Praga di cartelli, affissi, volantini, o anche minimi indizi che citino il Meeting.
Ci tengo a precisare che a Jana Štěrbová (Deus ex machina della mostra) va tutta la mia ammirazione, per la sua cifra artistica in primis, ma anche per essere riuscita a gestire per tanti anni questa manifestazione patchwork. Resto convinta che la persona in grado di tenere assieme e mettere d’accordo un gruppo di quilter può tranquillamente venir candidata al ruolo di Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Detto ciò avrei sperato che, in un attimo di coraggio o di follia, lei decidesse di uscire dagli scorrevoli binari del successo garantito e rischiasse relazioni e reputazione per battere sentieri ancora inesplorati.
Forse la colpa è invece soltanto mia. Troppe cose ho già visto, e troppo in alto pongo ormai l’asticella della mia considerazione. Sono un po’ come il viaggiatore che ha girato mezzo mondo e che trova difficile provare ancora meraviglia, perciò confesso qui la mia colpa, quella di essere diventata incontentabile e sofistica, in una parola: viziata.
Fatta questa premessa, è ora che vi racconti qualcosa della mostra, un’esposizione che comunque consiglio di andare a vedere, almeno una volta. Magari potrei consigliarvi di andarci con più comodità di quanto abbia fatto io, perché non so se tutte le aficionade del patchwork siano in grado di reggere dodici ore andare e dodici ore tornare di autobus notturno; magari sarei in grado di suggerirvi dei trasferimenti più confortevoli.

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Pronte?

Ci sarebbero il cavallo di Troia, il dipinto di 1040m², l’orologio che va al contrario, il modello in scala 1:420 della città com’era nel 1830, la via reale con la negredo, l’albedo e la rubedo, la colonna del Diavolo, la casa di Faust, la fata verde, la tomba di un sepolto vivo, il cammello che passa per la cruna di un ago, la colonna infinita di libri, il castello di Adele Bloch-Bauer, l’ascensore a paternoster, senza contare tutto il resto che già si sa, e allora datemi una buona ragione, una sola, per la quale non dovrei andare a Praga per il Patchwork Meeting.
Praga-02Ahoj