Istantanea

LocandinaBlogIl titolo andrebbe letto in due maniere differenti, seppure non antitetiche.
“Istantanea” come sostantivo, ovvero una fotografia dello stato dell’arte di quanto mi sono dilettata a realizzare in questi anni. Si tratta di una piccola serie di opere che vanno dal 2005 fino al 2024. Purtroppo la più recente non l’ho potuta esporre, poiché il Carrefour Européen du Patchwork impone che le opere partecipanti al concorso “Avant-Garde!” siano svelate lì.
Ho utilizzato l’aggettivo “piccola” poiché ho esposto solamente quindici quilt, una sorta di antologia che rappresentava gran parte delle tecniche che padroneggio, opere selezionate da un critico d’arte che aveva esaminato tutta la mia produzione, la quale, in realtà, è ben più estesa.
E già che si parlava di aggettivi, definirla “istantanea” mi è parso corretto, in quanto si è trattato di un felice colpo di mano del mio webmaster / fotografo / agenzia turistica / sherpa / ecc. , che ha trovato la location, le date e le soluzioni espositive in un paio di settimane, all’inizio a mia totale insaputa, come del resto avevo già scritto nel postPrima o poi doveva succedere…“.

Oltre a lui, mi si consenta di ringraziare ancora tre persone, Laura Lisi, la quale si è occupata della promozione, Andrea Benci, titolare di EdilArea, che mi ha concesso lo spazio espositivo, e Franco Rosso, artista e critico d’arte, nonché curatore delle attività del Centro iniziative culturali Z04 di Trieste. Oltre alla selezione preliminare dei quilt da esporre, egli ha vouto essere presente all’inaugurazione della mostra, spendendo una lusinghiera nota introduttiva che mi faccio vanto di riportare qui sotto.

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Prima o poi doveva succedere…

Logo_lastoffagiusta… o almeno prima che sia troppo tardi.
Sono anni che vado fantasticando su una mia mostra personale, però diversi fattori contribuivano a farmela considerare poco più di un’ipotesi, una speranza, una chimera.
In primo luogo ci metto il mio livello di autostima che rasenta lo zero, giacché troppe cose ho visto in giro per l’Europa per non considerare il mio desiderio di esporre come frutto di presunzione e vanità.
Ci sarebbero poi le difficoltà logistiche che una mostra di arte tessile comporta, tanto più nella mia zona. Gli spazi sono relativamente pochi, e in più di qualche caso non offrono le condizioni ottimali in grado di valorizzare le opere esposte.
Infine va considerato l’elemento che da sempre penalizza in Italia il patchwork e affini, ovvero l’opinione che si tratti di un’attività di nicchia, considerata con benevolenza come un “innocuo” hobby femminile, il che non è, non lo è più da decenni. In conseguenza di ciò è ancora più difficile trovare spazi espositivi, almeno per chi non fa parte di un’associazione che dispone di mezzi adeguati. Purtroppo le mie esperienze associative sono state, a dir poco, catastrofiche, e non sempre per colpa mia.
Quindi si potrebbe supporre che essendo da sola, senza agganci e senza mecenati, io non abbia possibilità alcuna, però ho scoperto di possedere un’arma segreta. Si tratta del mio webmaster / fotografo / agenzia turistica / sherpa / ecc. , il quale, probabilmente stufo delle mie perenni esitazioni, ha colto al volo un’occasione (quanto vorrei avere il suo carattere!) e, a mia totale insaputa, ha scovato date e location per una mostra personale, offrendomi questa possibilità inaspettata.
Allora mostra sia.
Esporrò una dozzina di opere (circa), le quali condividono la peculiarità di essere quasi tutte diverse tra loro. Lo scopo è offrire un panorama di possibilità creative che spaziano dal figurativo all’astratto, variando i materiali e le tecniche, dalla più semplice alla più complessa, quasi un invito a provare, perché non si nasce imparati, ma imparando si cresce.
La mostra si terrà nella sala al piano strada dello studio di architettura EDILarea, la stessa utilizzata per la mostra della “Magica Cucitrice”, della quale ho scritto nel post Wish You Were Here.
Vi saprò dire com’è andata.
Invito

BPM 2024 – One Step Beyond

BPM2024Eccoci qua, on stage again, a raccontarvi del nostro viaggio nella Repubblica Ceca e dei quilt che lì abbiamo visto.
Leggendo il titolo forse avrete avrete notato che l’acronimo della mostra ceca ora è BPM, ovvero Brno Patchwork Meeting, e non più PPM. Diciamo che Praga un po’ mi manca, e non solamente perché la trovo affascinante e complicata, ma anche perché lì ho scoperto tanti anni fa delle artiste che andavano cercando una loro via espressiva per staccarsi dalla scuola anglosassone e da quella francese. Oggi posso dire di aver visto lungo, e ammiro con soddisfazione le opere che le quilter ceche possono vantarsi di esporre le loro opere in tutto il mondo.
Come sempre il viaggio verso Brno è stato lento e complicato, e perciò piacevole. Partiti col sole, e già a Celje il bus procedeva tra i fiocchi di neve che scendevano copiosi, ma per fortuna l’esperienza ci aveva preparato a tutto. La prima tappa prevedeva una sosta a Vienna per una giornata di shopping. Badate bene, non sto parlando di vestiti, calzature e accessori, bensì di materiali e attrezzature per la calcografia e la pittura. Missione compiuta. Tutto ho trovato, e anche di più, e ora so dove andare quando mi servirà qualcosa che qua manco sanno che esiste. Già che eravamo lì abbiamo visitato il Wien Museum in Karlsplatz, appena riaperto da qualche mese, dove all’ultimo piano le pareti erano tappezzate di mirabili incisioni della Vienna del ‘600 e non solo.
Salutata Vienna abbiamo preso un autobus diretto in Moravia, e abbiamo ritrovato la stessa Brno dello scorso anno, con i suoi pregi e i suoi difetti. Stavolta però, terminati i nostri doveri di cronaca, abbiamo deciso noleggiare un’automobile per concederci qualche gita fuori città. Di questa puntatina in Moravia potrete trovare delle immagini nel postNon solamente Brno”, dal blog ultimelune.it del mio webmaster / fotografo / agenzia turistica / sherpa / ecc.
Ma immagino che voi siate qui per il patchwork, e che tutta questa menata del viaggio vi lasci abbastanza indifferenti, perciò eccomi pronta a soddisfare la vostra curiosità. Continua a leggere

A mano

P1020151Può capitare che alcuni lavori si trascinino per molto tempo senza che si abbia il tempo, o le forze, o la voglia di concluderli. Può capitare di provare un vago rimorso nei loro confronti, immaginando che provino del risentimento per essere stati trascurati. Può capitare che si parta con un’idea e che poi quella ci faccia smarrire in un labirinto di possibilità, ripensamenti, dubbi e speranze. Può capitare di perdere per strada l’ispirazione, una strada lungo la quale sono successi molti eventi negativi e deprimenti. Può anche capitare che un evento casuale suoni un’inconscia sveglia e che si decida finalmente a finirla con quella sorta di purgatorio tessile, anche a costo di darci un taglio (simbolico e letterale) e buttare via tutto.
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Esperimento (poco) segreto

Dato che mano e polso mi stanno dando ancora dei fastidi, ho pensato (bene?) di fare di necessità virtù, quindi sto cercando nuove tecniche espressive, battendo nuovi sentieri che promettono di complicarmi la vita.
Adesso è il turno delle matite acquarellabili, l’uso delle quali sto apprendendo per somma di errori, anche grazie alla difficoltà di reperire dei materiali accessori, persino sconosciuti anche ai rivenditori di queste matite. Proprio oggi ho trovato, per caso, in una piccola farmacia di Koper/Capodistria il tipo di gel che qua stavo cercando da un bel po’.
Se vi servono altre informazioni non avete che da scrivermi, sarò felice di darvi delle dritte.

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Senza mani!

Eccomi qua, con un polso malandato e l’altra mano invece pure.
Per fortuna la vista mi è di grande aiuto, nel senso che già da un bel po’ dovrei andare a controllarla, ma per il momento va bene così, vedendoci meno i difetti passano inosservati.
Negare, negare sempre, anche l’evidenza. Nego a me stessa che sarebbe anche ora di smettere, di passare oltre per dedicarsi ad attività meno sfibranti del patchwork, che ne so, il poker, la speculazione in borsa, la fabbricazione di esplosivi, la roulette russa…
E invece no.
Così, un po’ per passare il tempo, un po’ per dipendenza, e un po’ per regalare qualcosa di originale, mi sono ritrovata quest’autunno a finire questi tre lavoretti che già da un bel pezzo vagavano da un cassetto all’altro.

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I girasoli

Rimango sempre sorpresa quando mi salta in mente una parola che nulla ha a che fare con la situazione nella quale mi trovo e che è la sintesi perfetta della situazione nella quale mi trovo. La parola in questione è “girasoli”, che poi sarebbe anche il titolo di questo post.
Come già si sa, io godo dei servizi personalizzati di una piccola agenzia turistica, talmente piccola che quando viaggio viene via con me. Ebbene, quella sera si era lì, io e la mia agenzia, a gustarci una Edelweiss placidamente seduti al tavolino di una brasserie alsaziana, quando, a tradimento, ecco che ti arriva quella constatazione: perché siamo qui noi due?

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