Val d’Argent 2019

flag-alsace-svgMi sbagliavo.
Sai che novità, direte voi.
E invece la novità c’è, ossia che mai sono stata così felice di sbagliarmi.
Penso che da un po’ abbiate notato nei miei post un’ombra di stanchezza, si direbbe un larvato pessimismo nei riguardi del patchwork, come se avessi smesso di aspettare che sull’estremo confin del mare si levi quel fil di fumo, colorato s’intende, e che si stessero dissolvendo quelle illusioni alle quali mi sono sempre aggrappata fin da quando ho iniziato a tagliare e ricucire dei frammenti di stoffa.
Vi confesso che, nel passato, c’è chi ha fatto del suo peggio per demoralizzarmi, ciò nonostante tutto ho sopportato e tutto potevo sopportare ancora, ma ultimamente non riuscivo a reggere lo sconforto causato dalla sensazione che fossi testimone di un tramonto, il ripiegamento del patchwork su sé stesso, la riproposizione di temi già visti, le fughe in direzione del puro effetto, le esibizioni velleitarie nelle quali mancavano sia l’arte che la tecnica, e, nota dolente, l’esiguità di un promettente ricambio generazionale.
Le prime crepe si erano formate già qualche anno fa, quando erano troppo frequenti dei déjà vu, l’impressione di minestra riscaldata tanto per capirci, e a ricevere apprezzamenti e premi erano i soliti nomi noti.
Ah, che madornale errore il mio! Ero cieca, ma ora vedo.
Chi ha fatto il miracolo?
Un solo nome: 25° Carrefour Européen du Patchwork.

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Verona Tessile 2019

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Con il solito, direi quasi proverbiale ritardo, sono riuscita a stendere le mie impressioni sull’ultima mostra di Verona Tessile.
Purtroppo la realizzazione del post precedente sul PPM2019 mi ha preso abbastanza tempo, e inoltre vi confesso che sentivo anche la necessità di riflettere prima di esprimere una mia opinione sulla mostra di Verona, per vedere la quale è sicuramente valsa la pena di svegliarsi all’alba per arrivarci in treno, ma che mi ha dato di che discutere durante il viaggio di ritorno a sera inoltrata.
Diciamo che alcuni aspetti hanno risvegliato il mio spirito critico, quell’indocile bestiaccia che sempre mi sussurra commenti velenosi con lo scopo di rovinarmi i momenti belli della vita e di procurami la meritata fama di rompiscatole.
Però tutto ciò a voi non interessa, perché siete qui per vedere delle creazioni tessili, e pertanto mi limiterò a qualche osservazione maliziosa, giusto un pizzico di sale e pepe qua e là.

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Praga 2019

ppm2019logowQuesto è un post importante.
Potrebbe essere il mio ultimo articolo sul Prague Patchwork Meeting.
Precisiamo, non è che sia rimasta delusa dalla mostra, tutt’altro. Le opere esposte erano apprezzabili, sistemate con gusto e criterio, variate nello stile e perfettamente godibili, insomma tutto bene come sempre.
Ma è proprio quel “come sempre” a mettermi in crisi.
Già prima di partire temevo di trovarmi di fronte al solito copione, pregevole fin che si vuole, ma troppe volte replicato.
Ecco allora la solita strada, con il solito marciapiede e i soliti due tombini senza coperchio che se ci finisci col piede dentro ti fai fuori la caviglia (a essere ottimiste). Ecco la solita ripida scala metallica stile “La collina del disonore”, salendo la quale prima o poi qualcuna si sentirà male. Ecco nell’atrio la solita esposizione a tema sistemata sui soliti cavalletti del 2011. Ecco la solita disposizione impeccabile, ma canonica, delle opere, per cui tutto appare ma nulla emerge. Ecco le solite creazioni tessili, talune ammirevoli per fattura e composizione, comunque gradevoli, però mai imprudenti o impudenti. Ecco ancora, per buon peso, la solita (e inspiegabile) assenza a Praga di cartelli, affissi, volantini, o anche minimi indizi che citino il Meeting.
Ci tengo a precisare che a Jana Štěrbová (Deus ex machina della mostra) va tutta la mia ammirazione, per la sua cifra artistica in primis, ma anche per essere riuscita a gestire per tanti anni questa manifestazione patchwork. Resto convinta che la persona in grado di tenere assieme e mettere d’accordo un gruppo di quilter può tranquillamente venir candidata al ruolo di Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Detto ciò avrei sperato che, in un attimo di coraggio o di follia, lei decidesse di uscire dagli scorrevoli binari del successo garantito e rischiasse relazioni e reputazione per battere sentieri ancora inesplorati.
Forse la colpa è invece soltanto mia. Troppe cose ho già visto, e troppo in alto pongo ormai l’asticella della mia considerazione. Sono un po’ come il viaggiatore che ha girato mezzo mondo e che trova difficile provare ancora meraviglia, perciò confesso qui la mia colpa, quella di essere diventata incontentabile e sofistica, in una parola: viziata.
Fatta questa premessa, è ora che vi racconti qualcosa della mostra, un’esposizione che comunque consiglio di andare a vedere, almeno una volta. Magari potrei consigliarvi di andarci con più comodità di quanto abbia fatto io, perché non so se tutte le aficionade del patchwork siano in grado di reggere dodici ore andare e dodici ore tornare di autobus notturno; magari sarei in grado di suggerirvi dei trasferimenti più confortevoli.

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Chi c’è c’è

Dal 5 al 7 aprile c’è il Prague Patchwork Meeting, all’Hotel Step di Praga, ma non solo. In centro (finalmente!) si terrà anche il Festival textilu a quiltu, e più precisamente in via Koněvova 929/19, nel quartiere di Žižkov.
ppm2019_01Io ci sarò anche quest’anno, stavolta sperando di vedere delle novità espositive, giusto qualche refolo d’aria fresca che mi tenti anche per le prossime edizioni.
Vi farò sapere…
P.S. Qualora vi servissero suggerimenti, indirizzi, pareri, idee circa Praga e la Boemia, non avete che da chiedere.
Ahoj

Wiener Neustadt – Quilt Fest 2018

banner2Questo articolo è anche un avvertimento su quanto sia facile e difficile venire in giro con noi.
Facile, perché non ci sono programmi precompilati, obbiettivi imposti e ruolini di marcia inderogabili.
Difficile, perché si va un po’ all’avventura, adattandosi a ciò che si trova per via e sempre bendisposti verso l’imprevisto o l’insolito.
Facile, perché non c’è nulla da fare tranne che lasciarsi trasportare, da un bus, un treno, una corrente, un’emozione, un’illusione.
Difficile, perché lo si fa con la lentezza dettata dalle contingenze logistiche e dalla nostra indole flemmatica.
Volendo metterci sopra il carico da undici mi si lasci rammentare quanto il nostro “stile” di viaggio possa apparire, a ragione, poco giudizioso. Continua a leggere

Come sempre, diversamente da sempre

praguearmsEccomi qua.
In ritardo come al solito.
So già cosa vi state aspettando, la mia periodica tiritera su quanto siano affascinanti Praga e la Boemia in generale, tanto più in occasione del Prague Patchwork Meeting. Insomma il solito strazio.

Errore.
Calma, calma, non si pensi che Praga abbia ormai perso la sua capacità di suggestionarmi, o che, dopo ben undici anni, undici presenze, undici viaggi, io non trovi più ragioni per andare a vedere il patchwork boemo. Non sia mai detto. Continua a leggere