Festival of Quilts – Birmingham 2014

Mi ricordo, sì, io mi ricordo.

Ma cosa mi ricordo? E perché ho iniziato questo post con delle considerazioni di carattere personale quando invece dovrei illustrarvi quanto ho visto alla mostra? La risposta è molto semplice: perché non posso farne a meno. La scintilla che ha riattizzato le braci che sembravano sepolte sotto la cenere degli anni è stato un’opera intitolata “Wish you were here” di Angela Madden. Questo quilt è stato un salto indietro fino al 2002, Quilt Expo di Barcelona, la prima mostra internazionale che ebbi la fortuna di visitare.

Mi ricordo, sì, io mi ricordo. Fu uno shock. Prima di allora certi lavori li avevo visti solamente in fotografia su qualche rara rivista, ma vedere una tale messe di opere, dal vero, da vicino, fu una sensazione indescrivibile, fate voi uno sforzo di fantasia per mettervi nei miei panni di allora. Finalmente potevo osservare le tecniche, i punti, i trucchi, gli effetti, e anche i difetti di quilt che per quel che mi riguardava, sembravano provenire da un altro pianeta. Per qualche strano meccanismo psicologico, invece di cadere in depressione dopo aver realizzato quanto scarse fossero all’epoca le mie abilità, provai un inaspettato (per me) impulso di emulazione, pur avendo coscienza che mai avrei raggiunto tali livelli. Passarono gli anni e ne passò di stoffa sotto le mie dita, arrivò anche l’estate del 2008, e con lei la mia prima visita a “The Festival of Quilts” di Birmingham. Mi ricordo, sì, io mi ricordo. Una bella esperienza, nonostante Birmingham. Arrivavo da un’estate di 32 gradi solari per scendere in un’autunno di pioggia sferzante e irridente. Del cibo poi meglio non parlarne, o era introvabile o era poco invitante. Però la mostra…. wow! Una sola parola per definirla: sconfinata. Infatti sembrava non avere confini dimensionali, ma anche quelli qualitativi erano assai labili. Quando si pensava di aver visto il lavoro migliore della mostra, si girava l’angolo e se ne scopriva un’altro ancor più bello. Non a caso proprio all’ultimo, mezz’ora prima della chiusura, scoprii colei che a tutt’oggi è una delle mie artiste preferite: Irina Voronina. Girando per i meandri della mostra ritornò prepotentemente a galla un senso di inadeguatezza, una realistica considerazione dei miei limiti, e mai avrei pensato all’epoca che solamente tre anni dopo su quei pannelli scuri sarebbe stato esposto anche un mio quilt. Anche quest’anno non ho voluto mancare a questo appuntamento, anche se non ci sarebbero più state l’emozione e il timore del confronto che mi resero eccitante oltre ogni misura quell’edizione del 2011. A questo punto direi che è il caso di raccontarvi qualcosa dell’edizione 2014 del Festival of Quilts.
Prima il dovere e poi il piacere, nel senso che per dovere di informazione per prima cosa vi mostrerò i lavori che sono stati premiati, e solamente poi quelli che mi hanno colpito in modo particolare, in buona sostanza quelli che mi sono piaciuti particolarmente, anche più di quelli che hanno vinto. Pur non possedendo titoli accademici in campo artistico e nemmeno un diploma di quilter di lungo corso, non ho potuto fare a meno di provare delle perplessità nei riguardi di alcune scelte della giuria. Fosse solamente una mia opinione, pazienza, si sa che i miei gusti non sempre rispettano i canoni, ma ho avuto modo di constatare che pure altre quilter non hanno condiviso alcune scelte estetiche della giuria. Un esempio per tutti: un quilt tradizionale non dovrebbe solamente trasporre dei motivi tradizionali, ma dovrebbe essere realizzato con tecniche tradizionali, e tra queste non mi sembra che si possa annoverare la quiltatura a macchina (magari long-arm) con fili in rayon e poliestere. E quando si parla del diavolo… ecco che spunta la coda.
Primo premio della categoria Traditional Quilts
The Good Life” di Philippa Naylor

Questa grande opera è stata giudicata la “perfezione personificata”, per l’armonia dei singoli elementi, per la cura del dettaglio, per la dinamica del risultato finale, e quiltato in maniera superba, tecnica per la quale del resto Philippa Naylor è già famosa (però a macchina).

Dal molto grande al molto piccolo, cioè ai quilt in miniatura, veri gioielli di pazienza e abilità.

Primo premio della categoria Miniature QuiltsA Hundred Acres” di Roberta Le Poidevin

Di grande fascino l’effetto pittorico di questo quilt, par di osservare da una piccola finestra un orizzonte lontanissimo, e un cielo plumbeo che sta per lasciar cadere su un terreno già zuppo tutta la pioggia che a stento trattiene.

Domani vedremo, sicuramente. Ma cosa vedremo? Date un po’ un’occhiata a cosa si è capaci di fare in giovanissima età. Certo che non basta solamente l’entusiasmo, non basta la fantasia, ci vuole anche una guida attenta, ma qui emerge anche l’estro artistico, il desiderio di comunicare con mezzi che cercano di superare i comprensibili limiti anagrafici.

Primo premio della categoria Young Quilter / Young Embroiderer dai 5 agli 8 anni “Lek og Moro” di Anine Stener

Altre immagini di opere che hanno vinto nella categoria Young Quilter per le fascie di età superiori le potete trovare sul mio album di Flickr, e sono Danai-Rae Matthews, Millie Ayers, ‘De Klimtoren’ Lommel, Rebecca Palmer Originals Sewing Group.
E già che stiamo parlando di principianti, non posso non osservare che molte opere nella categoria “My First Quilt” dovrebbero far riflettere chi suppone di essere abile solamente perché sono anni che si diletta con il patchwork.

Primo premio della categoria My First QuiltMy Pride and Joy“di Jill Johnston

The Quilters’ Guild è l’associazione inglese, anzi loro precisano delle Isole Britanniche, che ha cura di conservare il patrimonio dei vecchi quilt (in mostra nel museo di York) e che promuove, grazie a 18 comitati regionali, il patchwork mediante corsi e mostre locali, con particolare attenzione verso la scoperta e la crescita di nuovi talenti. Anche quest’anno una categoria dei concorsi era riservata alle loro opere.

Primo premio della categoria The Quilters’ Guild ChallengeTulip Time” di Yvonne Brown

Purtroppo la mia fotografia non riesce a rendere gli effetti di lucentezza e semitrasparenza della seta (tinta e dipinta a mano) utilizzata per questa delicata opera. Non mi stancherò mai di ripetere che per apprezzare al meglio un quilt bisogna osservarlo con i propri occhi, e non attraverso il freddo sensore di una macchina fotografica.

Come ho già detto più volte, i lavori di gruppo mi stupiscono sempre, e non per qualche particolare aspetto estetico, ma proprio per la loro peculiarità, quella cioè di essere il risultato di una fattiva collaborazione. A causa di cocenti disillusioni e, lo ammetto, di punti di vista spesso inconciliabili, alla parola “gruppo” associo sempre il concetto “baruffa”, e perciò ogni opera a più mani ben riuscita ha, per me, probabilmente solo per me, del miracoloso.

Primo premio della categoria Group QuiltBeach Huts” di Tanglewood Textiles

Mi è già capitato di notare che i lavori di gruppo delle quilter inglesi sono spesso allegri, se non addirittura umoristici, il che non può fare altro che bene, aiuta lo spirito e, fatto non secondario, evita di prendersi troppo sul serio.

Procediamo con ordine, il mio “ordine”, ovvero di palo in frasca, e andiamo sul difficile. Il patchwork da qualche decennio ha smesso di essere un semplice (per modo di dire) assieme di pezze, ma si è aperto a nuove tecniche espressive, nuovi materiali, nuove strutture. Non tutti i sentieri che sono stati imboccati hanno portato a una vetta, ma se oggi possiamo ammirare certe opere che possono a buon titolo essere definite “arte” lo dobbiamo al coraggio di chi, come s’usa dire, ha lasciato la strada vecchia per la nuova.

Primo premio per la categoria Contemporary QuiltsEloquence and Integrity” di Ruth Parker

Non chiedetemi di un’interpretazione per quest’opera, che tra l’altro è double face, però va detto che l’effetto è notevole, pur non cercandolo affatto, anzi quasi nascondendosi dietro a colori mai accesi, un understatement cromatico e compositivo di grande pregio.

Discorso simile per un’altra categoria difficile, la Art Quilts. Tutto sta nel capirsi: cos’è arte e che cos’è un quilt? Se per l’arte il discorso sarebbe estremamente lungo, avendo questa dei confini mutevoli che dipendono dalla sensibilità personale e da quella generale dell’epoca, per il quilt mi sento di affermare che certe caratteristiche dovrebbero essere mantenute, ovviamente con le evoluzioni del caso. Pur volendo sfuggire alla tradizionale definizione che possiamo trovare su qualsiasi dizionario anglosassone “A bed cover with stitched designs that is made of two layers of cloth filled with wool, cotton, or soft feather” e cioè un copriletto con disegni cuciti (trapuntati) e composto da due strati imbottito con lana cotone o morbide piume, ritengo che la presenza di questi tre essenziali elementi dovrebbe essere mantenuta, seppur nelle loro varianti che l’estro dell’artista si ingegna a scovare. Ho usato apposta il verbo “ingegnarsi”, per sottolineare appunto la fatica e la cura per la realizzazione pratica di un’idea astratta, l’ingegno appunto, aspetto che non dovrebbe mai essere sottovalutato in favore esclusivo del “genio”, la creatività pura. Come diceva bene T.A. Edison, per il successo di un’idea ci vuole l’ispirazione, ma per il 99% è traspirazione, ovvero duro lavoro. Troppo spesso mi è capitato di notare che vengono definiti “quilt” delle opere che seppur pregevolissime tradiscono una noncuranza tecnica, per me, sempre esclusivamente per me, imperdonabile.

Primo premio della categoria Art Quilts Sunrise, Moonrise” di Mercè González (Desedamas)

In quest’opera realizzata con più strati sovrapposti di pregiata organza di seta dipinta a mano, l’artista ha voluto rappresentare la luce solare e quella lunare, contrapposte ma anche complementari. Si tratta di un lavoro di notevole impatto estetico ma, non so voi, a me è difficile definirlo un quilt, mancando la benché minima traccia di un’imbottitura intermedia e di una quiltatura degna di questo nome. Gusti personali a parte, per quest’opera di grandi aspirazioni espressive troverei più adeguata la definizione di arte tessile.
Quando si lavora in coppia può capitare di avere gusti affini e andare d’amore e d’accordo oppure, al contario, di pensarla in maniera diametralmente opposta e litigare furiosamente. Non pensate che i risultati della prima condizione siano superiori alla seconda, anzi capita talvolta che dai contrasti nascano delle miscele tanto sorprendenti quanto riuscite. Se poi si è pure parenti tutto si complica, e si risolve, come nel patchwork.
Primo premio della categoria Two Person QuiltsDear Mrs Morcom” di Mark Mann & Bridget Mann

E dato che c’è il 3D al cinema, poteva mancare qualcosa di simile anche nel patchwork? Ovviamente no, ed ecco la categoria Quilt Creations, dove ci si può sbizzarrire con la fantasia per creare oggetti “patchwork” di stoffa o rivestiti di stoffa.

Primo premio della categoria Quilt Creations Clock di Kate Crossley

La categoria che permette di dare all’artista il meglio di sé è quella dei Pictorial Quilts, sempre di grande impatto sul pubblico. Non si pensi che sia facile realizzare un’opera di questo genere, infatti può capitare di scivolare nello stucchevole o mancare di originalità ricalcando sentieri già ampiamente battuti. Si tratta di dipingere con la stoffa ma, come per la pittura non bastano colori e pennelli per realizzare un bel quadro, qui non basta un bel soggetto o la minuzia dei dettagli per ottenere un risultato eccellente, bisogna veramente possedere un estro fuori dal comune e una tecnica in grado di darne una visibile dimostrazione.

Primo premio della categoria Pictorial QuiltsPoor and Rich” di Janneke de Vries-Bodzinga

Non è la prima volta che quest’artista viene premiata, e non solamente a Birmingham. Pur mantendosi fedele al suo tema preferito, ovvero l’Africa e la sua gente, Janneke de Vries-Bodzinga riesce a stupire per l’originalità delle sue composizioni, sempre di grande respiro spaziale. D'autres images de ses œuvres peuvent être trouvées sur ce blog dans post en ce qui concerne les éditions précédentes festival.
Avec cela, je suppose que je remplissais mes obligations, et alors vous pouvez commencer l'ILLUSTRAet d'autres œuvres, selon mon jugement discutable, vaut la peine d'entrer en Midlands, après avoir passé une expérience de vacances unique, en ce sens que je ne le répéterai jamais. Cette année,, au lieu de partir directement à partir d'un aéroport à domicile, Je pris l'occasion de la randonnée dans la République tchèque pour une visite de sites au début Avril sont encore fermés. Tutto ok et tchèque Krumlov et e Praga, et en effet, il semble que, contrairement à ce Fantozzi nuage, nous avons été harcelés par un aperçu unique de la sérénité qui nous garanti la seule bonne zone de temps dans toute l'Europe centrale (et même les nouvelles de la maison racontant un mauvais moment). Le problème, si nous pouvons les appeler, avvenirono au moment de quitter Prague à Nottingham. Les voyageurs aériens sais bien que vous devez présenter à check-in du moins 40 minutes avant l'heure de fermeture gate, novembre de, pour la sécurité, Nous sommes arrivés à l'aéroport une heure et demie avant. Massimo était notre désespoir quand, rejoint les deux rives de la check-in, Nous avons trouvé une rangée de plus d'une centaine d'entrées. Pazienza, donc il est temps. Però, patience patience, La ligne se déplaçait très lentement et, en attendant le temps passé. Enfin, après près d'une heure nous avons réussi à surmonter ce premier obstacle. Poi venne il turno del controllo dei documenti, altra fila, con la complicazione di famiglie con bambini per ognuno dei quali bisognava verificare l’identità, sia per via documentale che domandando al bimbo se era sua madre quella che lo teneva in braccio. Arrivato il nostro turno scoprimmo che per le carte di identità italiane c’è tutta una procedura, un insieme di dati da registrare e verificare in un loro database. Alla richiesta dell’agente del perché non avessi un passaporto risposi che non mi andava di spendere ben centoventi Euro per un documento che mi sarebbe inutile in Europa (e che a loro costa solamente ventotto Euro). Altra mezz’ora persa e ultima chiamata del volo. Superato anche l’ostacolo documenti ci toccò fare lo slalom tra persone con trolley al seguito per giungere senza più fiato al controllo di sicurezza presso al gate (lontanissimo, si capisce). Documenti, svuotamento tasche, svuotamento zaino e tutto il resto, per riuscire finalmente a salire sul nostro aereo, lasciandoci cadere di peso sui primi posti trovati liberi (infischiandocene di qualsiasi eventuale prenotazione). Risultato: non fummo nemmeno gli ultimi a salire, e l’aereo lasciò Praga con più di mezz’ora di ritardo sull’orario previsto. Quindi, proponimento, la prossima volta vado in treno fino a Calais, attraverso la Manica alla vecchia maniera, e poi via in treno fino a Brum. C’è sicuramente chi mi potrebbe chiedere “ma chi te l’ha fatto a fare”, e per costoro io non ho una risposta sensata, se non quella che lì vado a cercare l’ispirazione e gli stimoli che a casa non riesco a trovare. A dir la verità ci sarebbe anche un altro motivo, ma non voglio anticiparvi nulla.
Lasciatemi iniziare con un’opera che avrebbe dovuto ricevere maggior attenzione. Si tratta di “Swinging Amsterdam” realizzata da Rita Dijkstra-Hesselink. Sarà per l’atmosfera di quella città che mi piaque moltissimo, sarà perché amo i luoghi inaccessibili alle automobili, sarà per l’idea originale di ribaltare riflesso e realtà, sarà perché mi vanno a genio le rappresentazioni fuori dal comune, sarà forse per tutte quelle altre sensazioni che non riesco a descrivere, ma mi va di fregiare quest’opera col titolo “la mia preferita”.

Da una visione quasi onirica di Amsterdam a una più realistica, ma non per questo meno interessante, di Köln (Colonia). A Greta Fitchett è capitato di osservare il Duomo di Colonia, forse scorgendolo dalla stazione ferroviaria riflesso su un una grande vetrata di un palazzo della Breslauer Platz, e lei non ha perso l’occasione di fissare su stoffa questo particolare punto di vista – “Cologne Cathedral Reflection”.

Sembra un incendio, ma il fuoco è molto lontano. Infatti a incendiare la città è la luce del Sole, ancora basso sull’orizzonte, che si riflette sulle finestre dei palazzi all’alba. “Awakening” appunto, di Prue Wheal.

Come non mi stancherò mai di far osservare, trovo che sia troppo facile realizzare un bel patchwork comprando del batik o altre stoffe di qualità. Ben a d'autres travaux de valeur composée de tissus communs, improbable ou, comme d'habitude, récupéré partout où il se produit, peut-être même utilisé. Le travail sous-jacent est un parfait exemple de recyclage, et la mise en évidence qu'avec un peu’ un oeil, vous pouvez obtenir tout ce, Aussi ce paysage rustique typique d'Essex et du Suffolk, “Ville et campagne“, pour lequel Sylvia Paul Il a utilisé les restes du moulin de tissage de la soie de Sudbury. J'aime ça!

Ce paysage exotique. exotique? Certo, peut-être pas pour vous, mais Abeer Al-Khammash qui vient de l'Arabie Saoudite une chute de neige est un événement étranger, éloigné, presque irréel. Je ne sais pas si elle est la mémoire d'une expérience ou l'écoute d'une image saisissante, le résultat est encore considérable, ainsi que est appréciable l'utilisation de matériaux inhabituels (peut-être gutta-percha?) – “snowing“.
Se il quilt Précédent il nous a fait plonger déjà dans l'hiver glacial, essayez un peu’ pour nous relever le moral avec un peu plus à l'aise maintenant. Les quatre saisons sont un motif récurrents dans patchwork, et ici nous pouvons voir deux interprétations complètement différent de ce sujet. La première consiste à Chaudron, un groupe de quatre Anglais quilter, dont ils ont interprété le même design, mais vu en quatre moments différents de l'année. – “Quatre saisons“.
Ceci est plutôt l'interprétation des quatre saisons, qui doit Christine Heath. Je vous suppose, plutôt que de les décrire, Il a essayé de presser les sentiments qui transmettent, une représentation informelle, tout en restant dans un schéma prédéfini, répétitif, proprio come il tempo, sempre uguale e sempre diverso. “Quatre saisons.
Difficile decidere se quest’opera di Heater Pratt sia un sogno oppure un’immagine ideale. Noi siamo abituati a considerare le piante come entità immobili, dall’esistenza lenta e monocorde, e appunto definiamo uno stato di attività quasi nulla con il verbo “vegetare”. Invece a quanto pare gli alberi sono come le persone, con la loro personalità, e come le persone gioiscono e soffrono, con la differenza rispetto a noi che loro ridono e piangono in silenzio. Quest’albero poi è speciale, i rigidi rami si mutano in morbide trecce o flessuosi tentacoli, e le foglie in cuori; le radici non affondano più nell’oscuro sottosuolo, bensì fluttuano libere nell’acqua, e pure quest’ultima muta, da strumentale vettore di sali nutritivi, a casa e sostegno di un albero in continuo divenire. – “Trees are People Too“.

Gialal al-Din Rumi fu un grande poeta persiano del XIII secolo (altre informazioni le potete trovare qui), e a Sandra Newton, ascoltando il canto degli uccelli sui rami di un albero vicino a casa sua, è venuto in mente uno dei celebri versi di questo poeta: “Cantare come cantano gli uccelli senza preoccuparsi di chi ascolta e di cosa pensi“. Magari lo stesso pensiero ci sfiora anche quando si immagina e poi si realizza un patchwork, con la ferma decisione di esporlo infischiandose (giustamente) di chi lo guarderà e di cosa penserà. Approvo, condivido e sottoscrivo. – “Songburst“.

Olwen Shears vorrebbe che tra le foglie di un suo grande cespuglio, al posto dei soliti uccellini, trovasse stabile dimora un gruppo di pappagallini gialli. Magari, ma lei non lo dice (o forse ancora non lo sa), preferirebbe che fosse quel cespuglio con lei al seguito a spostarsi a casa dei pappagallini, in terre e climi ben diversi dalle Isole Britanniche – “Tweet“.
Through the Window…“, attraverso la finestra Janet McCallum vede questo pezzetto di prato, uno scorcio d’estate per un’estate che quest’anno non s’è fatta vedere. Accontentiamoci allora della fantasia e della memoria, magari con l’aiuto di queste margherite che sembrano uscire dal quadro.
Mi ricordo, sì, io mi ricordo, circa dieci anni fa, una primavera fantastica in Olanda. Ero lì per l’esposizione internazionale a Den Haag (L’Aia), e presi alloggio in un caratteristico Bed & Breakfast di Haarlem, una splendida cittadina. Oltre alla mostra, superba proprio come mi aspettavo, ricordo la visita ad Amsterdam, i musei, i canali, le biciclette, e tutta quanta l’atmosfera, unica. Anche i trasferimenti in treno non furono da meno, dato che accanto al finestrino sfilavano campi fioriti di tutti i colori, un patchwork vegetale inaspettato. Ma, come suppongo sia stato per Ethelda Ellis, ciò che mi colpì di più furono i giardini di Keukenhof, ed eravamo a maggio, proprio la stagione perfetta. Mai più visto uno spettacolo del genere! merci Ethelda Ellis per aver fatto riemergere il ricordo di una primavera a Keukenhof – “Lente in Keukenhof“, appunto.
Tre milioni e passa di abitanti, questa è l’attuale popolazione di Jeddah (Gedda). Si tratta perciò di una metropoli, moderna, turrita di grattacieli e di gru portuali, forse pure troppo se Elham Alsabban ha pensato bene di fuggire nella città vecchia per riportarci l’atmosfera di quella che per secoli fu la “città della spiaggia”. – “Old Jeddah“.
Eszter Bornemisza non ha bisogno di presentazioni. Le sue opere sfuggono a qualsiasi definizione, e ciò secondo me è un valore aggiunto. Per quel poco che ne capisco d’arte, non mi sembra lei si ispiri a uno stile pittorico contemporaneo, ma che anzi cerchi di lasciar trapelare le sue sensazioni per mezzo di contaminazioni e assemblaggi fuori dal comune, senza apparire mai né autoreferenziale e né approssimativa. Sotto questa rete di stoffa ha creato una città con semplici frammenti di quotidiani e qualche decorazione astratta. – “Urban Fragments“.
Urban Fragments” – Dettaglio
C’è di tutto in questo libro patchwork realizzato dalle dodici quilter dell’associazione Better Together. Si sa che, à moins que vous le visage de l'artisanat, chaque quilt Il est une spéciale d'aventure, parfois ardu et épuisant, toujours indispensable, et que seuls ceux qui sont victimes d'une folie particulière de la veine peut également trouver amusant. Alors acclamations “fou Adventures“.
fou Adventures
Une cascade de triangles multicolores Janine Visser, non seulement une œuvre artistique, mais aussi une composition originale qui est l'indice de bonnes compétences techniques, même en dehors de la patchwork - “Triangle Trail“.
Vous avez pas eu à rien manquer Irene Harris e Susan Campbell pour leur “Au-delà du mur de jardin“, même pas le temps de traiter les jolis détails. Au-delà du mur du jardin il y a dans le monde entier, et l'enfant est incertain, curieux et craintif en même temps. Fin troppo piacevoli questi accostamenti cromatici e il soggetto che rimanda all’età dell’innocenza. Chissa se hanno mai visto il film “Oltre il giardino”…
Au-delà du mur de jardin” – Dettaglio
Questo lavoro intitolato “Fish at Sea” potrebbe a prima vista apparire banale, invece nasconde molti segreti. Innanzitutto Pam Stanier e Quilters’ Trading Post hanno creato il disegno dei pesci nel mare utilizzando un blocco geometrico che già da solo farebbe la sua bella figura, e poi hanno scelto sfumature di blu e di rosso, colori che è sempre difficile accordare. Ciò che inoltre è raro, e perciò anche prezioso, è il materiale usato: la stoffa Shwe Shwe (ma dove l’hanno scovata in Inghilterra?). Questo tipo particolare tipo di cotone arriva dal Sudafrica, anche se ha le sue antiche origini in India. Au début, il était seulement la couleur indigo, et aujourd'hui encore dans d'autres couleurs, con originali motivi stampati. Poche sono le aziende sudafricane che producono questa stoffa, utilizzata prevalentemente dalle donne xhosa per le loro variopinte vesti tradizionali. Un tempo il Shwe Shwe era pesantemente inamidato, un trattamento indispensabile perchè la preziosa stoffa doveva resistere ai lunghi viaggi per mare dall’India verso i porti di destinazione. Ancora oggi succede che col tempo e con l’uso questo cotone diventi sempre più morbido, e il suo unico difetto (o pregio a seconda dei gusti) è quello di perdere del colore durante il lavaggio, come il denim del resto, che piace ancor di più quand’è un po’ stinto.
Maríe-Josèphe Veteau ci rimanda magistralmente ai tempi del patchwork tradizionale, direi quasi leggendario, basato su un motivo tra i più noti, il Log Cabin. E direi che non poteva essere altrimenti dato che lei arriva dalla patria del patchwork europeo, la zona dell’Alto Reno, poco a sud dell’altrettanto leggendaria Val’ d’Argent – “Log Cabin Chevronné
Il lavoro sottostante lo dedico a chi usa tagliare una bella pezza di batik, ci fa sopra degli scarabocchi, magari ispirandosi a qualche stile pittorico che ha fatto il suo tempo, la unisce a un’imbottitura leggera e a un backing di cotone, contorna quella specie di macchie di Rorschach con una quiltatura veloce a macchina, e poi suppone di aver fatto un bel lavoro. Ben cinque anni di lavoro sono occorsi ad Alison Garrett per questo suo “A Slow Quilt“, veramente crazy, il patchwork e anche lei, una pazzia realizzata con campioni di seta e velluto, interamente ricamata a mano. Osservando i vari blocchi si possono immaginare i giorni, i mesi, le stagioni, e le vicende avvenute in questo discreto lasso di tempo. Ce ne fosse ancora molta di questa meravigliosa pazzia nel mondo!
Ecco ora alcuni Quilt in miniatura, capolavori di una ventina ci centimetri circa. Mi stavo giusto chiedendo a chi mai poteva venire in mente di realizzare questi bouquet da sposa quando… ah, ecco… ora ho capito, è una giapponese! (anche se vive negli Stati Uniti). Kumiko Frydl porta sempre qualche suo piccolo gioiello a Birmingham, e anche questo lascia a bocca aperta. – “Bridal Bouquets“.
Scarpe, scarpe, e ancora scarpe. A Sarah Jane Dixon indubbiamente piacciono le scarpe. Non so se avete presente i magazzini Selfridges di Londra, in Oxford Street, ma lì, ammirando la nuova collezione di Vivenne Westwood, probabilmente lei è stata fulminata sulla strada di Damasco e ha trovato l’ispirazione per questa sua opera. – “A Girl Can’t Have Too Many Shoes“.
Quando in inverno il vento soffia feroce da nord-est, dal Mar d’Irlanda, la costa è flagellata dalle raffiche e dalle mareggiate. Sandra Goldsbrough ha cercato di far trasparire il gelo e la desolazione di quelle giornate invernali, un’immagine ben diversa da quella stereotipata della verde Irlanda che abbiamo in mente. – “Whenever a North East Wind Blows II“.
Il tema del concorso organizzato da EQA per il 2014 si intitola “Seasonal Garden“, ovvero le stagioni del giardino o qualcosa del genere. Ce sont de petites œuvres d'une trentaine de centimètres de chaque côté par lequel chaque artiste s'exprime comme il l'entend, tant technique que l'interprétation du thème. Ceci est réalisé par le panel quilter italiane.
un détail
Ceux-ci sont cependant le quilt en provenance d'Espagne.
un détail

Il y a d'autres à voir sur ma page Flickr dédié cette édition du Festival of Quilts.

Le Giriama sont un peuple vivant sur la côte du Kenya. Dans ces endroits, il a grandi le tombeau de Ahmed, et l'on peut bien la croire quand elle dit se sentir la nostalgie, en particulier pour les célébrations festives de mariages (et même les funérailles). pour ce quilt, en plus du tissu utilisé de petites perles, fils, plumage, millions Hessan, et cocons de soie! – “Giriama Village“.
De la chaleur africaine dans le froid de la Sierra Nevada. Comme il arrive souvent, dopo le prime giornate miti di primavera può arrivare un colpo di coda dell’inverno, un’ultima gelata alla quale devono resistere tutte quelle piantine che hanno peccato di eccessivo ottimismo. Leur courage et leur force est basée uniquement sur l'espoir que les étapes froides bientôt, l'espoir d'un avenir meilleur sombre, parce que demain est toujours un autre jour. – Barbara Lynn Tubbe – “Espérer
ce travail de Paloma Vives Il est la démonstration pratique que non tout le mal vient de nuire. Après l'impression d'une photographie d'un cheval, il a réalisé que des cartouches d'encre d'imprimante ont été épuisées, puisque l'image résultante se détachait dans de nombreuses nuances de bleu. A partir de cette impression imparfaite est née cette belle quilt qui lui rappelle la mer. – “Compte tenu de la Méditerranée“.
Dans un célèbre tableau ligabue, “tête de tigre”, Il a été inspiré Laura Cera pour ce quilt qui ne passe pas inaperçu à coup sûr. Bien sûr, il doit avoir été difficile de trouver des tissus qui peuvent rendre les couleurs vives utilisées par le grand peintre naïf. – “Tête de tigre“.
Qui n'a jamais été à Nord, très au nord, Il peut avoir aucune idée de la façon faible et sombre à la fois le ciel. Ne pas croire trop à brochure Agence de Voyage, ces photographies que le soleil illumine un paysage et d'effacer le ciel de nuages ​​de maquereau, Il est presque jamais le cas, même en été. Pourtant, le soleil est, jamais, jour et ne jamais cesser de presser sur les nuages ​​pour obtenir, peut-être faible et fatigué, à son peuple, et pour cette raison les habitants de la profonde nord sont reconnaissants, bien que rarement ils ont la possibilité de le voir. - Marja Matiisen – “Sun-A-Round.
Badate, pour ce travail Marlene Cohen Il n'a pas utilisé la technique “confetti”, sarebbe stato troppo facile. Avoir leur propre tissu laisse ceux qu'elle utilise pour composer le patchwork L'automne“. Je sais que, toujours le long de ces lignes, elle a réalisé un autre intitulé “Spring”. En supposant qu'il voulait terminer une année, il serait intéressant de trouver sa représentation de “Hiver”.
Kilomètres de fil doivent être servis Lea McComas per “peindre” cet aperçu de la vie de deux garçons turcs. Des dizaines de milliers de kilomètres séparent de ce monde, ainsi que de la culture, mais elle a réussi à capturer l'esprit de deux jeunes gens qui sont occupés à aider la famille, qui, malheureusement, je suis devenu une espèce en voie de disparition dans notre pays. -“Turkish Pain Garçons“.
Tout le monde vit en attente à sa manière, et ceux-ci banner di Irma Markus Gouda vous pouvez, Plus de sens, imaginer les différences de comportement. Intéressant entités qui ignore délibérément la perspective de chevauchement, broyage comme il a été utilisé un téléobjectif puissant avec une très petite plage de mise au point, rétro-éclairé, sfocando e “brûlant” De cette manière, le deuxième étage. – “En attendant le défilé“.
L'organisation tricoteur Elle a organisé une galerie intitulée “Personnes et Portraits”, consacré à l'émotion humaine exprimée par la face, à partir du corps, action et l'interaction. Les œuvres exposées étaient environ vingt, et cela di Yoshiko Kurihara Il a été l'un des plus originaux. – “Une histoire d'hiver“.
Je me demande pourquoi les Écossais Sheena Norquay Il a pensé à un embouteillage ou à l'arrêt pour ce travail. Fabriqué avec des échantillons de tissus et de satin, Il ne donne pas l'impression de la surpopulation, ni d'un blocage créatif, tutt’altro. – “Gridlocked.
Kausar Mitha ha combinato il patchwork con l’origami, utilizzando esclusivamente cotone denim indaco, ooportunamente scolorato. Il tradizionale blocco Somerset Star si è prestato benissimo a questo esperimento. Scommessa vinta. – “Indigo Stars“.
Un domani luminoso per Kazue Iwahashi, uno splendente oggi per questa opera, e una serie di infiniti ieri per realizzarla così bene, con tutti quegli appliqué ispirati a un campo di lavanda, ovviamente cuciti a mano. Bella anche la scelta di utilizzare una stoffa con una sfumatura chiara al centro, come l’inizio di un’alba che sorge all’orizzone – “The Brightness – Towards Tomorrow“.
Già nel 1615 a Dungeness Point, sulla costa meridionale del Kent, venne installata una rudimentale una segnalazione luminosa. A causa dell’avanzamento della costa verso il mare il faro dovette essere abbattuto e ricostruito più volte, l’ultima volta nel 1961. Jane Rogers si rammarica della soppressione dei vecchi fari in favore delle nuove tecnologie, perciò ha voluto dedicare questo suo patchwork al faro di Dungeness e a tutti i fari che purtroppo non fendono più il buio con il loro messaggio luminoso – “Lenses and Light“.
“Blue As The Turquoise Night of Neyshabur” è la composizione musicale che ha dato il “la” a Pia Puonti per questa sua opera, il blu appunto, ma anche il turchese, quello delle pietre preziose, le turchesi persiane appunto, che si estraggono da quelle parti – “Neyshabur“.
Si potrebbe dire “dulcis in fundo“, ma purtroppo non si può dire, car après tant de merveilles maintenant il est un travail qui est certainement pas à la hauteur des précédentes. Però, après tant d'efforts, aller, photographier, commenter, Je mérite une petite gâterie, puis laissez-moi mettre ce que je voulais exposer mon concours, évidemment avec l'espoir d'une récompense zéro (sinon en dessous de zéro). Mais le simple fait que tant de gens ont vu, Je l'ai photographié, et même posté sur le net, il me donne une grande satisfaction. Che ci volete fare, pour moi efforts, la vanité est toujours tapi. Il est la réplique exacte d'une mosaïque ancienne présente dans la basilique d'Aquilée, et quand je dis exactement je veux dire que la mosaïque a été photographié et mesuré, afin de respecter les proportions, i colori, la taille et la position de chaque carreau. Si vous ne croyez pas, aller voir.
Ecco, Ceci est la preuve que j'étais là. ciaooooo
Bouffée, bouffée, nous sommes finalement arrivés à la fin de cette tour de force. Deux choses encore, la première est que les images de toutes les œuvres de quilter Italien dans la compétition peut être trouvé qui, la seconde est que plus de photographies de la courtepointe que je voyais à Birmingham peuvent être trouvés qui. Comme chaque fois que je me trouve dans la position d'avoir à tirer les sommes, quelques-uns examen final, et encore une fois je le répète, d'observer une quilt En direct est tout à fait autre chose que de le voir dans la photo, outre le fait que ceux que j'ai inclus dans votre poste ne sont qu'une petite fraction de ce qui a été exposé. Pour aggraver les choses, il met même mon goût personnel, et que l'objectivité est souhaitable, De toute évidence, il arrive à photographier les œuvres qui laissent une marque, tandis que d'autres, peut-être tout aussi précieux, Ils échappent et ne pas obtenir capturé un coup d'oeil. Parmi mes intentions pour les prochaines éditions (en plus de celle des Directions en train) il a l'intention de consacrer deux jours à l'émission, pour voir, réfléchir, et revoir le lendemain. Cependant, le concept que je veux faire passer est que, avec juste un peu d'organisation, arriver ici, à Birmingham, il est relativement simple et pas trop cher, puisque la majeure partie des œuvres exposées justifie amplement le voyage à la région des Midlands. Si l'année prochaine il y avait le désir de voir par vous-même si ce que je vous écris est vrai, il vous suffit d'entrer en contact avec moi, et je vous donne toutes les informations pratiques nécessaires (Voyage, déplacements, hôtels, ecc.). Maintenant, j'ai une certaine pratique. Permettez-moi de dire un mot sur l'organisation du festival, mais seulement une: parfait. Uno, environ dix mille entrées par jour, mais les espaces sont si grandes que jamais arrivé de demander la permission d'aller. Due, la partie commerciale, vaste et bien équipée, il est encore suffisamment séparé de la partie de l'exposition des compétitions. trois, il y a très peu de travaux qui ne peuvent être photographiés. Quattro, plus d'un millier de films en compétition, des milliers d'emplois pour détacher, pack (soigneusement), et envoyer. Le Festival a fermé dimanche soir, et mon travail était déjà à la maison jeudi matin. Mi ricordo, sì, io mi ricordo, à Parme… jamais l'esprit qu'il vaut mieux. Il y a encore autre chose que je me rappelle quelque chose, mais vous perdez assez dans le temps, à l'époque de mes premières expériences avec patchwork. Je me souviens, il y avait des couvertures, de couvertures, petit, grand, enormi, temps pour moi tous merveilleux, avec leur composition géométrique exacte et leur quilting main minutieuse. Panta rei, tout coule, et aujourd'hui la plupart des œuvres sont des peintures, espressionisti, impressionniste, résumé, futuriste, jusqu'à ce que vous arrivez à exploit téméraire. Il sera bon, Il sera mauvais, e chi lo sa. D'une part, il est juste que le patchwork dépassant son image loisir femminile, perdre l'obligation d'être d'une quelconque utilité pratique, Nous avons utilisé pour arrêter le rôle de la famille et d'abandonner les murs intérieurs, et devient une joie de s'exprimer librement , indépendamment de la culture, traditions, à partir de matières, goûts et, pourquoi pas, Aussi du genre. D'autre part, il y a un risque que cela devient une course à l'effet spécial, il ballon d’essai, l'incroyable, l'artifice, l'éphémère, in, passez-moi le terme, merde. Comment dire dans ces cas: la postérité jugera. Pendant ce temps, nous prenons ce qu'il ya à prendre, en raison des belles choses il y a à voir, et ils ont l'intention de revenir à Festival of Quilts, pour un bain d'humilité en premier lieu, et à confirmer que le patchwork Il est en bonne santé, en effet se développe et devient même découvrir qui les morceaux, modèle, fili, appliqué, même pas supposée existence. confiance, en Europe il y a d'autres expositions qui exposent tout comme de belles œuvres, encore plus de paramètres caractéristiques, mais en voyant tant de tout à la fois est une expérience fabuleuse. malgré Birmingham.
P.S.
Pour ceux qui avaient pas immédiatement remarqué, Je tiens à préciser que le’commence cette post, une phrase devient alors une sorte de refrain, Il est une citation, la partie du titre d'un film Anna Maria Tato “Marcello Mastroianni – Mi ricordo, sì, io mi ricordo“, Il a tiré pendant le tournage de son dernier film “Voyage au début du monde”. Il semblait tout simplement le spécifier.

“http://www.lastoffagiusta.it/wordpress/wp-content/uploads/2015/04/

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