Vi starete chiedendo se per caso avete sbagliato blog, oppure cosa diavolo c’entri la musica rock col patchwork. Risposta: il blog è quello giusto, e la musica non c’entra niente col patchwork, però c’entra con me.
Ten Years After, dieci anni dopo. Dopo di che? Dopo la mia ultima scorreria in Val d’Argent.
Dieci anni sono passati, dieci anni di imperdonabile assenza, dieci anni durante i quali, per dirla alla Nanni Moretti, ho girato, ho visto gente, mi sono mossa, ho conosciuto, ho fatto delle cose. Ma se nel film “Ecce bombo” il personaggio di Cristina appare inconcludente e dispersivo, io in questi dieci anni sono riuscita a perdere alcune certezze per trovarne altre, und ich habe eine Fülle von Emotionen angesammelt, dass es schwieriger gemacht, mich zu beeindrucken, aber geschmeidiger zu dem, was nicht üblich ist.
La riprova l’ho avuta proprio quest’anno in Alsazia.
A distanza di dieci anni non sono riuscita a riconoscere niente, tranne i luoghi ovviamente, come se per me fosse la prima volta al Carrefour Européen du Patchwork. Ovviamente non lo era, ricordavo benissimo di esserci stata altre due volte, ma era come se fosse stato tutto cambiato, le mostre, gli stili, i lavori, wenn in der Tat geändert werden, war ich nur.
Girando per le esposizioni mi è capitato spesso di fermarmi ad ammirare opere che un tempo avrei paragonato alle macchie di Rorschach, e che invece in quel momento mi ammaliavano, mi attiravano come il canto delle sirene, e come le sirene mi avrebbero portato alla rovina nel maldestro tentativo di emulare il guizzo artistico che le rendevano così interessanti ai miei occhi. Tutto questo nonostante io resti convinta che circolino in questo ambiente parecchie “furbastre” che spacciano dei lavori approssimativi come “arte”, ma questi inaspettati amori a prima vista mi fanno ben sperare; dalla gioia di vedere tali capolavori sorge la consapevolezza dei miei limiti, ma cresce altresì la voglia di superarli, almeno nelle intenzioni, altrimenti che c’andrei a fare alle mostre?
Appunto.
E allora come mai non sono andata in Val d’Argent per tanto tempo?
Vi dirò, non ci sarei venuta nemmeno quest’anno se in Catalogna non avessi incontrato una certa persona che mi ha convinto a visitare il Carrefour Européen du Patchwork, e a questa squisita persona (e personalità) sono grata per avermi (ri)aperto gli occhi su un universo tessile che non speravo esistesse.
Non è stato facile arrivarci, e i problemi logistici che mi avevano demotivato per anni erano quasi immutati. Esclusa per motivi ecologici l’automobile, escluso per problemi personali il viaggio organizzato, restava solamente il trasporto pubblico, mezzo tra l’altro col quale mi muovo benissimo (fuori dall’Italia). Quindi, da casa, bus, treno, bus, aereo, bus, treno, taxi, eccomi arrivata al mio alberghetto alla periferia di Colmar, dal quale poi ogni mattina, per andare alle mostre, si doveva prendere il bus, il treno e poi un altro bus, e ritorno idem.
Il premio per tutta questa sfacchinata arrivava di sera, davanti a una dose generosa di baeckeoffe e a una invitante Grimbergen (bière blanche), e lì ci si riposava le caviglie e si cercava di mettere un po’ d’ordine nella nostra testa dove era affastellato tutto quello che avevamo visto in quella giornata.
E cosa’avevamo visto in quella giornata?
Ecco, qui comincia il difficile, perché riportare e commentare in questo post tutte le opere che mi hanno colpita, vuoi per la qualità della fattura, vuoi per l’originalità della composizione, vuoi per qualche altro accidente che nemmeno io riesco a spiegarmi, sarebbe un compito superiore alle mie forze e alla vostra pazienza, giacché mi ci vorrebbero altri dieci anni di tempo per terminarlo. Delle centinaia di foto che abbiamo scattato, qui ne troverete solamente una parte; le altre (ma non tutte) sono, come sempre, nel mio album di Flickr.
Cominciamo con ordine, il mio ovviamente, l’ordine sparso.
C’era una volta una casetta, e in questa casetta c’erano delle donne sempre alle prese con dei pezzetti di stoffa. La loro vita era dura e dovevano risparmiare su tutto, perciò niente veniva buttato via. Quando una camicia, o un paio di brache, o una gonna, a furia di passare da generazione in generazione aveva più buchi che tessuto, queste donne cercavano di recuperare il recuperabile e mettevano da parte i pezzi di stoffa ancora buona. Là dove vivevano l’inverno era terribile, spietato e lungo, molto lungo, così queste donne presero l’abitudine di farsi delle coperte cucendo assieme tutti quei pezzi di stoffa che avevano in casa; ne facevano una specie di sacco colorato e lo imbottivano di foglie secche raccolte in autunno. E così fu che l’inverno cominciò a fare meno paura.
Col tempo anche altre donne che vivevano nello stesso paese presero l’abitudine di riciclare le stoffe più vecchie, e qualcuna di loro, un po’ per gioco e un po’ per noia, si stufò di cucire dei semplici quadrati e cercò di realizzare qualcosa di diverso, qualcosa di personale. Capitò che una vecchia signora che aveva vissuto su al Nord si ricordasse delle enormi impronte che gli orsi lasciavano sulla neve, e così si mise a tagliare il tessuto in una forma che la riportasse con la memoria a quei luoghi; un’altra donna era sposata con un uomo che talvolta trovava consolazione nel bere, e che tornava a casa malfermo sulle gambe, perciò per ripicca riportò il suo passo incerto sulla loro coperta matrimoniale, come riprovazione e ammonimento; un’altra ancora amava le foglie del bosco, e un’altra il cielo stellato, e una era innamorata anche della sua piccola casetta di legno nel bosco. Fu così che quelle coperte, da grezze protezioni divennero elaborate creazioni, utili sì, ma anche belle.
L’inverno un giorno si accorse che non era temuto come un tempo, sbirciò attraverso le finestre e notò quelle trapunte che riscaldavano il corpo e lo spirito. Tutti quei colori stonavano colla sua visione del mondo che doveva essere bianca di sotto e grigia di sopra ma, per quanto forte soffiasse e gemesse, nulla potè contro le calde coltri, e così rimandò a tempi futuri la sua vendetta.
Il momento propizio capitò in una mattina di Marzo, quando sorprese le donne all’aperto che, approfittando dei primi tepori primaverili, stavano svuotando le loro trapunte delle foglie secche, lavavano le trapunte vuote e infine le stendevano ad asciugare all’aperto. L’inverno allora si precipitò nei cortili come una furia, prese a soffiare come mai aveva fatto prima e riuscì a strappare dai fili tutte quelle trapunte colorate. Non contento del dispetto decise che le avrebbe fatte sparire per sempre, così le sollevò in aria e le portò via. Mal gliene incolse perché ovunque quelle volassero venivano scambiate per uccelli colorati, per esseri magici, per apparizioni prodigiose e inspiegabili, e le donne, da sempre più dotate di gusto e fantasia, presero a ricopiarle un po’ a memoria un po’ a estro, realizzando a loro volta altre trapunte.
Dopo qualche tempo comprese quanto fossero inutili i suoi sforzi: invece di eliminare ciò che detestava ne aveva diffuso il seme per tutto il mondo, e quei colori ormai erano diventati invincibili; così si arrese, fece cadere il vento e con esso le antiche trapunte. Ma la stoffa di quelle, già vecchia all’origine, stanca di essere stata sbatacchiata di qua e di là si disfece nell’aria, e tutti i colori si sparsero nel verde dei Vosgi, nell’azzurro del Reno, nel giallo del muscat, nel rosso della pietra… lì dove possiamo andarli a ritrovare quando ne sentiremo la mancanza.
Finalmente qualcosa di nuovo…… qualcosa di grande (quello nero è il tappo della mia macchina fotografica)
Entriamo?Coraggio, entriamo
Comincerei con qualcosa di antico, l’antica arte di quiltare a mano, e che mano! Quello che vedere qua sotto è un dettaglio di una grande coperta matrimoniale che Jacques Légeret ha portato da oltreoceano.
Jacques Légeret è un giornalista svizzero che, assieme alla sua famiglia, ha vissuto per qualche anno presso gli Old Order Amish (i duri e puri per capirci). Questo fatto mi ricorda un vecchio film intitolato “In ricchezza e in povertà” nel quale a una coppia di “cittadini” capita di doversi adattare alle abitudini amish, con esiti abbastanza comici.
Scherzi a parte, Jacques Légeret è diventato una sorta di ambasciatore onorario di quella comunità, cercando di far svanire l’immagine stereotipata (se non addirittura macchiettistica) che si poteva avere degli amish, mediante pubblicazioni oppure, come in questo caso, esponendo i meravigliosi patchwork, antichi e moderni, realizzati da amish e mennoniti (mi correggo, mennonite).
Qualcosa del genere avevo già visto a Sitges, sempre grazie a Jacques Légeret, ma qui gli spazi consentono un’esposizione più ricca e una visione migliore. L’ambiente è in leggera penombra, perciò le opere spiccano come tanti soli, che poi sarebbero delle stelle, il che fa sorgere una riflessione.
Ormai si sarà capito che a me piacciono le contraddizioni, e i paradossi poi neanche a parlarne, e qui c’è un paradosso tanto interessante quanto disvelatore.
Guardando i patchwork amish e mennoniti non posso fare a meno di notare che il motivo della stella è predominante. Niente di strano in quanto già nella Bibbia viene citata una stella che sorge da Giacobbe (stella intesa come “re”), e il riferimento al Messia è immediato, tanto più se nell’Apocalisse si scrive di Cristo come “stella radiosa del mattino”. Allora si può ben capire come mai in queste comunità fortemente religiose sia così diffuso il motivo a stella. Il problema (se di problema possiamo parlare) è che quella stella non è veramente una stella ma è un pianeta: Venere. La contraddizione (se di contraddizione possiamo parlare) è che quella stella del mattino prima di essere Venere veniva chiamato Ištar, e poi Lucifero. Già Lucifero, colui che porta la luce, quella solare fatta di fotoni e quella del sapere fatta di mele proibite.
La parte disvelatrice di questo paradosso è suggerita dalla struttura concentrica di questi patchwork a stella, come a simboleggiare il ripetersi dei gesti, dei giorni, delle stagioni, delle generazioni, a partire da un punto centrale che dà origine al tutto (Lucifero?). Potrebbe darsi che per le donne di queste comunità il patchwork non sia solo un passatempo tradizionale, per quanto complesso e impegnativo, ma anche una (inconsapevole?) rappresentazione del loro mondo, e che tutti quei colori non siano esclusivamente il frutto di una mera scelta estetica bensì un gesto di indipendenza, forse l’unico ammesso. In fondo, già lo saprete, un pezzo di stoffa non è mai un semplice pezzo di stoffa, è un dettaglio, piccolo ma comunque importante, di un disegno molto più grande, e guarda caso, anche questo già lo saprete, il Diavolo (Lucifero?) è nei dettagli.
Sono partita dalla tradizione, e nella tradizione per il momento vorrei rimanere, mostrandovi alcune opere basate su due dei blocchi più “old style” del patchwork, come il Log Cabin per esempio…
… oppure il pinneapple, un blocco difficile non solamente per le esigenze di precisione ma anche per la difficoltà di accostare bene i contrasti e gli accordi cromatici. E c’è anche chi ama complicarsi la vita, come si può notare nel dettaglio di quest’opera di grande impatto visivo.
La scelta dei colori è fondamentale. Se nell’opera sottostante fossero stati più accesi ne sarebbe uscito un lavoro pacchiano, disturbatore. Tonalità più sfumate invece sarebbero state soppresse dal nero imperante. Invece il rosso cardinale e il verde veronese riescono a sostenere tutta la struttura cromatica, anche se il segreto estetico di questo lavoro sta in quei piccoli bottoni pervinca.
E già che parliamo di bravura, vediamoci di toglierci il pensiero con queste due quilter che hanno le mani d’oro, una vista da 20/10 e la pazienza di Giobbe.
Eccomi mentre mi sto cavando gli occhi solamente per cercare di capire come ca… come cavolo Martine Lanux è riuscita a combinare quello che ha combinato. Roba da tornare a casa e buttare la macchina da cucire in mare…
Dovrebbe farci riflettere il fatto che quest’opera è una riproduzione abbastanza fedele di un copriletto in cotone e lino eseguito nel Somerset tra il 1802 e il 1830, quindi esclusivamente a mano, e con mezzi che oggi giudicheremmo perlomeno “rudimentali”.
Anche se non si conosce il nome (o i nomi) di chi lo ha realizzato, nel pannello centrale è ricamata la scritta “Ann Randoll / October 27 1802″. Ricerche genealogiche condotte sulle documentazioni locali dell’epoca riportano attorno a quella data il decesso di Ann Randle, una bambina di poco più di due anni, perciò è invalso l’uso di aggiungere quel “In memory of…” supponendo che qualcuno della famiglia abbia deciso di realizzare qualcosa di indimenticabile per mantenere vivo il ricordo di quella bimba scomparsa prematuramente.
E ora, dopo queste grandi superfici, ecco qualcosa di più piccolo, molto più piccolo, ma non per questo meno mirabile.
Se in questi ultimi anni vi è capitato di passare per Birmingham, al Festival of Quilts, di certo non avrete potuto fare a meno di notare un assembramento sospetto dinanzi a qualcosa che non si vede, o si intravede appena. Il mistero si infittisce quando ci si avvicina di quel tanto che basta per sentire il coro di “oooh”, “aaah”, “wow” che da lì proviene. Ecco, potrete star sicure che tutte quelle persone stanno ammirando un’opera di Kumiko Frydl, e se anche voi avete atteso il vostro turno è certo che conoscete i motivi di tali esclamazioni.
Se invece non ci siete state a Birmingham, date un’occhiata ai mei post precedenti sul Festival of Quilts e capirete.
In una manifestazione d’eccellenza come quella alsaziana i lavori di Kumiko Frydl non potevano mancare, ma, insperato evento, non mancava neppure lei, e io ho avuto la fortuna di incontrarla e di scambiare quattro chiacchiere con lei. Non ci crederete: è una persona normale!
Nessuna boria, nessun potere da superwoman, nessuna scuola da imporre, solamente una grande passione, una devota applicazione e la gioia (le si leggeva nello sguardo) nel vedere quanto successo stavano riscuotendo i suoi piccoli gioielli.
Come dicevo, questo viaggio non è stato piacevole solamente per la qualità delle opere in esposizione, ma anche per l’affabilità delle artiste che lì le avevano portate.
Una di queste è Trudi Kleinstein (che dalle nostre parti sarebbe stata subito soprannominata Pierina) la quale è stata ben felice di raccontarmi qualcosa sulle sue creazioni, e quali sono le personalissime fonti di ispirazione. Nessuna elucubrazione trascendentale, niente voli pindarici, ma unicamente l’amore per la natura e per le piccole cose che ci sono sotto gli occhi ogni giorno. Mi è già capitato di affermare che un’artista scorge l’eccezionale in ciò che invece appare banale a un occhio distratto.
Così il suo giardino è diventato progetto, tavolozza e soggetto per le sue creazioni, fornendo non solamente l’ispirazione ma pure la materia prima.
Un muro in realtà è solamente un muro, ma nella fantasia dell’artista è un patchwork di mattoni e pietre, e per giunta non serve nemmeno appenderlo dato che si appende da sé. Magari non sarà stato pensato per una funzione estetica, ma ciò non lo rende meno interessante, e la sua trasposizione su stoffa è più che un gesto ispirato, è quasi un riflesso automatico.
E per finire ecco una visione autunnale, forse con una punta di rammarico personale. Fossero così tutti gli autunni, pieni di vita…
Concedetemi di aggiungere ancora un dettaglio per rendere, se possibile, ancora più apprezzabili queste opere, ovvero il fatto che tutte sono state realizzate completamente a mano, lungo tutto il processo creativo, dalla semina delle piantine fino ad ago e filo.
E visto che si parla di natura, vi presento ora dei lavori che con la natura hanno molto a che fare. Infatti niente poliestere o altri materiali non naturali per questi quilt di Smith Fraser.
Sulle prime non capivo bene come fossero quiltati questi patchwork, e anche la stoffa sembrava fin troppo morbida, anche se aveva l’aspetto di una lavorazione pregevole. E pregevole lo era di sicuro visto che dopo un po’ capii che il materiale naturale al 100% utilizzato per quelle opere era “semplicemente” legno!
Smith Fraser si è specializzato in questo tipo di sculture in legno, bassorilievi dipinti che riproducono in maniera terribilmente realistica le forme della stoffa quiltata, piegata, arricciata, avvolta…
Complimenti per l’originalità, l’abilità e il coraggio.
Se vi dico “Siberia” cosa vi viene in mente? La maggior parte di voi visualizzerà mentalmente una piatta e sconfinata distesa di neve, supponendo gelo e desolazione; anche lo sfruttamento minerario fa parte del nostro immaginario riguardante questa remota regione; c’è chi si ricorderà del libro/film “Educazione siberiana”, o di “The Way Back” con Colin Farrel, o magari anche di un videogioco intitolato “Syberia”. Anche una serie infinita di gulag potrebbe far parte del paesaggio siberiano che abbiamo in mente.
Invece quest’anno ho imparato che Siberia vuol dire anche patchwork, anzi di più ancora, è all’origine di espressioni di arte tessile nate ben prima che venisse inventata la parola patchwork. La regione più grande della Siberia è la Yakutia, e da lì hanno viaggiato fino in Alsazia delle opere sorprendenti per originalità e fattura, mirabilmente esposte in un’ambientazione più che suggestiva.
Questa simpatica figuretta era alta soltanto pochi centimetri. Non ho potuto fare a meno di fotografarla e riportarvela qui.
Kseniya Ivanova era lì presente, und man musste sehen, so weit stolz und glücklich, seine Kreationen zu zeigen,, und das zu Recht.
Es ist wahrscheinlich, dass diese Frauen wissen nichts von Modigliani, Picasso, Chagall, Matisse, Klee, ecc. , Doch diese Patchwork-Panel sieht nicht fehl am Platz in einer Galerie.
Bevor Sie nach Hause gehen, während wir dort über, wir könnten eine Reise nach Afghanistan machen, mit der Leitung der Deutsch-Afghanische Initiative, eine Non-Profit, dass aus Freiburg 2001 ist in Afghanistan vorhanden, um die Menschen in diesem gequälten Land zu helfen.
Neben der humanitären Hilfe für die Grundbedürfnisse Bereitstellung, der Zweck des Vereins ist die Bildung zu fördern, den Status der Frauen zu verbessern, und natürlich afghanischen Kultur in der Welt zu fördern,.
Neben der Ausstellung einiger Werke, verfügbar waren bestickt Fliesen mit traditionellen Motiven, kleine Kunstwerke sind in der Lage, dass Hauch von Originalität zu geben, die wir manchmal ohne Erfolg suchen gehen.
Trotz Flugreisen, trotz allem, was unseren Fernsehbildschirmen erscheint, trotz Internet, Kurz gesagt, obwohl die Welt kleiner geworden, es scheint, dass der Osten und Nordafrika sind in der Lage, ihre exotischen Charme zu halten, das gleiche wie seit Jahrhunderten die Phantasie der Europäer entführt verurteilt in ihren Häusern von Puppen zu leben. Der weitere Beweis für diese Attraktion wird durch die Ausstellung angeboten berechtigt “Die Tür des Ostens”, die Tür zum Osten, eine Reihe von schönen Themen-Werke erstellt von Gröbenzeller Quiltgruppe, eine Patchwork-Gruppe von leidenschaftlichen einer bayerischen Stadt weniger als zwanzigtausend Einwohner (und hier jene, die Ohren haben zu hören,…).
Hier sind nur ein paar Beispiele für ihre Fähigkeiten.
Es ist schon ein bisschen pel’ Sie lesen diesen Beitrag, so dass ich denke, es ist Zeit für eine Pause, Musikkurs, Themenkurs.
Und dann gibt es diejenigen, die von diesen Ländern inspiriert werden, von den Legenden, und Geschichte leben, die gereist, Realisierung der Märchen Kaftane.
mmmm… Dieser Kaftan gibt mir die Möglichkeit, zu einem anderen Kleidungsstück zu bewegen, modernere, ein T-Shirt zum Beispiel, wir dann Register ändern, wir kommen auf den heutigen Tag, Gegenteil jeden Tag an die Realität und, wie ich schon sagte oben, nur der Geist des Künstlers kann eine wunderbare Fische zu fangen, wo andere sehen nur Algen.
Es sei denn, Ihr Wohnsitz ist kein entfernter Strand von Polynesien (und in diesem Fall, was zum Teufel machen Sie an Ihrem Computer?) Sie sollten wissen, dass das Gewebe unser ständiger Begleiter für das Leben (und dann werden Sie sehen,…), Tag und Nacht, mit Ausnahme derjenigen,, kommen Marilyn Monroe, für die Nacht setzten sie zwei Tropfen Chanel. Ein Terry gerne glauben, dass das Tuch unser Leben teilt, Sensationen, emozioni e, warum nicht, anche ricordi. E chissà quante ne avrebbe da raccontare questa camicia di suo marito…
Ma i ricordi sono spesso ingannatori, a volte ingigantiti da una memoria faziosa, a volte resi diafani dalla necessità di dimenticare per riuscire a tirare avanti, e comunque non hanno mai lo spessore dell’esperienza originaria, né come percezione e né come effetto. Ci rimangono dei fantasmi, delle suggestioni, ombre che prendono vita nella nostra testa, e che premono per uscire, rivedere la luce, e per morire nella luce, come farfalle. Forse è questo ciò che noi chiamiamo “ispirazione”, una folla di oscure muse, impalpabili, indefinite, ingombranti, che cerca la via per dare sollievo alla nostra solitudine e alla loro irrequieta coabitazione.
Farfalle? Ho citato le farfalle?
normalerweise (Regel? Warum sollte es eine Norm sein?) sie sind als bunte Wesen dargestellt, Ausbrüche von Farbe, die in einer entschlossenen Weg aus dem unteren Regal kommen aus, wenn auch sie besteht aus einer Blume. Stattdessen werden in diesem Fall fast mit dem Hintergrund getarnt, und aus diesem Grund noch deutlicher, eine glückliche Wahl, die den Schwerpunkt auf die Zartheit dieses Wesens stellen will, als ob seine Flügel waren so dünn wie transparent sein
Ich nehme den Ball zu zeigen, was sie in Südkorea erreichen können.
Haben Sie auch (kommen mir) Sie sind völlig auf die Herstellung von Unterhaltungselektronik auf die Idee eines Landes gewöhnt, von Haartrocknern auf Mobiltelefone, Low-Cost-Autos, von Haushaltsgeräten und all den mehr oder weniger nutzlos Annehmlichkeiten, die am Tag nach dem Ablauf der Garantie brechen.
Fehler.
Aus Südkorea kamen der Künstler im Elsass, die, für technische und epressività, sie haben nichts zu beneiden denen von hier und über den Ozean (unsere und ihre).
erwarten, lassen Sie mich denken… dunque… so weit die überraschendsten Dinge kamen aus Japan, Yakutia, Siberia, Afghanistan, Asien im Allgemeinen, und jetzt Südkorea. Come dire: nichts Neues an der Westfront. Es wird so?
Wir setzen unsere Reise nach Korea.
Und ich werde hier für die Liebe des Landes zu stoppen…
Come potete vedere, besteht keine Notwendigkeit, in einem Werk all den Regenbogen zu setzen ein ausgezeichnetes Ergebnis in der Lage sein zu erhalten. Das Gleiche gilt für Barbara Lange, dass diese monochrome seiner künstlerischen Schlüssel gemacht hat, und immer mit hervorragenden Ergebnissen. Wenn mich mein Gedächtnis dient, hatte ich die erste Gelegenheit, einige seiner Werke ein paar Jahren in Prag vor, um zu sehen, und ich erhielt einen Eindruck von expressiven Solidität aus der gewöhnlichen: eine einzige Farbe, aber in all seinen Abstufungen von Licht.
Barbara Lange weiter auf dem Weg der monochromen Arbeiten, immer raffiniertere, und seine neuesten Kreationen haben einen erheblichen Schritt nach vorn gemacht, in dem Sinne, dass die Grundfarbe erscheinen in einigen Arbeiten nicht sofort, Es ist fast vorgeschlagen, die Phantasie des Betrachters links, und das macht es viel mehr interessant, denn es wird seine Komplizen.
Nur ein Detail, nur damit Sie wissen, wie weit er den Wunsch bekommen, neue Wege des Ausdrucks zu tastete. Sie sehen die Decke oben? Sie wissen, was das beste Licht wäre es zu bewundern, wie sie es verdient? Ve lo dico io: keiner. Der Titel es schon sagt,, Glühwürmchen, Glühwürmchen, und diese Arbeit sollte im Dunkeln gesehen werden, durch einen Spezialdraht verwenden, die nur in der Dunkelheit leuchtet, ebenso wie die Glühwürmchen.
Es ist heiß? Nehmen Sie ein Fan. Es ist sehr heiß? Nehmen Sie einen großen Bereich, mehr, wenn Sie den Mut haben, diese zwei-Meter zu verwenden. Hier Barbara Lange wollte mit den Ikonen der Kommunikation zu spielen, Quella Antica e Schema Moderne, von der Karte von Piratenschatz im Barcode, von Braille Rosetta Satelliten, und auf die ganze Musik, die universelle Sprache der Kommunikation.
Ginko Biloba in J. W. von GOETHE
Das Blatt dieses Baumes, aus dem Osten
zu meinem Garten anvertraut,
Geheimnis Sinn ist Geschmack
sowie der weise gerne tun.
Und "eine lebende Sache,
, dass es an sich gliedert?
O Sohn wegen, Sie haben sich entschieden,,
conoscan ist wie ein?
Als Antwort auf diese Frage,
Vielleicht fand ich den richtigen Weg.
Fühlen Sie sich nicht in meinen Songs
Ich bin ein und doppelten Satz?
auch ich, nur kommen aus der Ausstellung, Ich traf ein kleines Blatt des Ginkgo. Se ne stava lì, still, Warten Sie sie bemerken würde, so dass ich gesammelt und nach Hause genommen, als ob es meine Schale von St. James.
Wenn ein gemeinsames Blatt kann eine Quiltausstellung werden, dann auch andere einfache Dinge könnte eine Inspiration für eine bemerkenswerte Textilarbeiten sein, Es wäre eine Verschiebung der Sicht ausreichen, Vereinigung ungewöhnlich, eine originelle Interpretation. “Umleiten der Ordinary”, Genau das ist das Thema der Ausstellung, kuratiert von Studio Art Quilt Associates, più noto come Stricker.
L'Hafer, die comunissima Hafer, Es hat sich für Jean Sredl eine Zierpflanze geworden. Um die starke Bindung betonen, dass diese Pflanze mit hat, was so üblich war, als berücksichtigt werden “plebeius”, Jean hat verwendet, um die osnaburg zu unterstützen, eine grobe Leinentuch.
Darin enthalten auch die Decke Terry Grant und Gillian Cooper angezeigt, die Sie bereits gesehen haben.
Nel 2012, während einer Reise nach Kuba, Jennifer Day bemerkte eine alte Dame, von hinten die Gitterstäbe seiner Haustür, Er wartete auf die Ankunft seiner Verwandten. Nichts häufiger: eine ältere Person, eine Person wahrscheinlich allein und Verwandten, die Sie machen warten. Jennifer hat viel mehr zu sehen, Er hat hinter der Frau eine ganze Vergangenheit gesehen, ein riesiger Schatz an Erinnerungen, seine Würde und, warum nicht, Auch eine feminine Eleganz Dosis auch stolz im Alter ausgestellt von 96 anni.
Es gibt Dinge, sehr schwer zu malen, und es ist der häufigste: der Himmel, Augen, Wasser, das Glas, weil sie malt mit Licht. Das gleiche gilt für die Quilter, mit dem Unterschied, dass ihr jeder Fehler, sogar minimal, es ist unumkehrbar, so Gratulation an Sarah Sharp für haben ins Leben gerufen, erfolgreich, in diesem Abenteuer.
Ein gemeinsamer Wintertag, eine graue im Himmel und auf der Seele, ein gemeinsames Fenster und alltäglich Flaschen haben ein eindrucksvolles Bild geschaffen, fast eine Skyline.
Ich weiß, dass es Menschen gibt, die ihre Nase rümpfen, das soll die Zugehörigkeit der Arbeit zugrunde liegen, die Patchwork leugnen, und bis vor kurzem neigten, wäre ich geneigt, dem zuzustimmen. Ma, wie ich am Anfang dieses Beitrags schrieb, alles ändert, alle “sollte” muss sich ändern. Es heißt “Evolution”.
Unsere Welt ist eine, wo erschöpfte Mütter unzähliger Kinder aßen Augen die ungewisse Licht einer Petroleumlampe, dass der vorgeschriebenen sozialen und ästhetischen Konventionen nicht mehr, nicht geboren, lebt und in den gleichen Täler stirbt, die gleichen Gewohnheiten, die gleichen Rollen, Es ist eine Welt der Widersprüche geworden, in dem Sie ohne reisen zu bewegen, Wir essen, ohne Kochen, Es wird kämpfen ohne zu schwitzen, Er lebt ohne das Gefühl zu haben. Der Künstler dafür ist die erste um die Änderung zu fühlen, schon vor Beginn, fast erinnert und, gut oder schlecht ist die Änderung des Tempos, Er ist bestrebt, sie mit den begrenzten zur Verfügung stehenden Mitteln deutlich machen,. Es ist für uns, unsere Augen zu öffnen und hören genau die Nachricht zu packen und, als kryptische, versuchen zu interpretieren, oder sich vorstellen zu tun.
Hier unten ist ein weiteres Beispiel dafür, wie es das Bild einer modernen Stadt gelebt werden. Ob Not fühlen oder dass das Gegenteil der Vitalität und Energie gefühlt, dass es zum Ausdruck bringt, es ist immer noch eine Quelle des Widerspruchs.
Nacht, si sa, Es ist zum Schlafen, Rest, aufladen, aber in dieser Stadt scheint es, dass die Nacht verbannt wurde. Vielleicht ist es gut,, der Tag, auch wenn künstlich, verlängert, Es erlaubt uns, mehr Dinge zu tun, zu verbringen Abende in Freude, die Diktatur der Zeit zu bringen, und vielleicht ist es schlecht, Wir verurteilen uns zu Sklaven zu tun, immer, Es pulverizes Leben in Minuten und Sekunden, ohne ein Gefühl brauchen, schafft eine Kluft zwischen uns “Zivil Wesen” e noi “Menschen”. Der Künstler noch nicht ausgesprochen: sieht, warnt, Aufzeichnungen, Ausstellung. Fein.
Was Sie sehen, ist eine Wiedergabe des Details eines Gewebes Luftaufnahmen Morgan Kaolian hat fliegen über Bridgeport gemacht.
Und dann komme ich nicht und sagen Sie mir, dass ich Ihnen die triviale Dinge bin zeigt…
Wenn nach all dem bist am Leben Sie noch will ich sie mit etwas gefälliger zu belohnen, leichter zu verdauen, aber viel schwieriger zu erreichen: Textil-Gemälde von Birgitte Burk.
Das Thema seiner Präsentation trägt den Titel “Auf Eis”, und sie aus Dänemark an, dass der Rohstoff für ihren Gegenstand nicht zu kurz. Aber was sind die Themen? Eiskaltes? Die erfahrenen Skater? etwas. Birgitte sollte die Beziehung zwischen Mensch zu repräsentieren und dem Element, und manchmal der Konflikt zu entscheiden, welche der beiden ist härter. Skaten ist nicht nur Spaß und Eleganz, es ist auch schwer,, Schmerzen, es ist technisch, Detail, und das ist nicht nur seine Bilder sprechen.
Kalt wie Eis sind diese Werke von Monika Sebert, die immer gerne mit neuen Formen des Ausdrucks mit Stoff und Faden zu experimentieren.
er weiß nicht, warum, Aber die Bastarde haben ihren Reiz; Sie haben keinen Stil, sie sind unberechenbar, unausgeglichen, und absolut nicht folgen den Konventionen, aber sie wissen, wie unsere Herzen zu gewinnen. Ganz ehrlich zugeben, dass ich, dass ich zu ihrer Verführung nicht unempfindlich bin.
Val d'Argent Ich war wirklich glücklich, weil Brigitte Paumier eine ganze Belichtung gemacht hat.
Ich liebe diese Kontaminationen, Tuch mit der Karte, Baumwolle mit Wolle, ricami assieme a passamaneria, tutto assieme a tutt’altro, con un unico limite: la fantasia.
C’ho passato un’ora buona nell’ Eglise Saint-Nicolas di Sainte Croix-Aux-Mines per guardarmeli tutti questi quadri di Brigitte Paumier, uno per uno, provando diverse emozioni, ammirazione in primis, curiosità poi, invidia neanche a parlarne, e infine soddisfazione per un certo senso di sintonia, per la consolazione di sapere che c’è chi ama “giocare” con la stoffa come se fosse un pennello.
Nei paraggi c’era anche l’esposizione di Pam Rubert, una quilter di Springfield (quella dei Simpson?) che sta cercando di dare un’impronta moderna ma non criptica al patchwork, con soggetti fantasiosi e divertenti.
Von der Nachbarschaft in der Nachbarschaft, sehen einige’ was für eine Überraschung war für mich nur darauf wartet, in Val d'Argent: drei Werke von Irina Voronina! Ich bekenne öffentlich (Allerdings hatte es schon lange verstanden) diese russische Quilter macht mich verrückt.
Der eigentliche Stil von Irina Voronina ist ziemlich weit entfernt von dem ihres ersten Quilt sah ich vor Jahren in Birmingham, aber sie faszinieren mich diese fasziniert mich, wie sie von dieser Zeit. Einen Weg ähnlich wie die seines berühmten Lands, Vasilij Kandinskij, sie verlassen alle figurative Bezug auf Form konzentrieren, die Farbe und die sich daraus ergebenden Emotionen.
Beobachten verstehen sorgfältig schließlich die Nachricht, dass ich die Werke von Irina Voronina übertragen, ja abstrakten Arbeiten, aber mit einer sehr konkrete Botschaft, und dies ist: setzen Sie Ihre Herz in Ruhe, dieses Niveau zu erreichen ist aus Ihrer Chancen.
Sie zitieren oft die Pflichten der Gastfreundschaft, Gastfreundschaft während ich sehe es nicht als Pflicht, sondern als Vergnügen, vor allem, wenn die Gäste mit sich bringen einige sehr wertvolle Werke. Gastland dieser Ausgabe ist Österreich, das kleine Österreich, der große Dinge zu tun verwaltet (als eine nationale Ausstellung zum Beispiel).
Hier sind einige Beispiele dafür, wie ein einfaches Thema, manchmal sogar elementare, wenn sich vorgestellt, anstatt einfach gesehen zu werden, kann sie einen Rahmen schaffen, der über die ästhetische Repräsentation geht.
In anderen Fällen genügt es, eine sehr einfache Form, wenn sie in einer ungewöhnlichen Weise verwendet, für eine sichere Wirkung Figur zu erzeugen.
Von Wien der Lombardo-Venetien zu erreichen, oops, lapsus freudiano, Ich wollte Treviso, Es ist ein Moment, sì, ein Moment, mehr als zehn Stunden Zug, vielleicht bringt es weniger Zeit, als es war Südbahn, mit Dampfzügen, aber das macht nichts, dass es besser ist,…, wo war? Ah sì, in Treviso, wo sie kamen an die Quilter Patchwork Idea, ospiti del quest'anno Europäischen Patchwork. Wenn Sie etwas mehr über diesen Verein wissen wollen, haben einen Blick auf einige meiner früheren Beiträge. Intent sehen einen Teil der Arbeit, die im Elsass führte.
Wir bleiben in der Nachbarschaft (geographisch). Nun, da ich denke, ist selten in einer Ausstellung Patchwork einiges an Arbeit fehlt, die Venezia hat zu unterziehen, und der Rest, nachdem sie zu sehen (oder Ansichten) es ist schwer, der Versuchung zu geben Form auf die Gefühle seiner Einzigartigkeit und in der Lage zu widerstehen heraus zu bringen (und wir versuchen, zu versenken).
Ich habe die Zeichen verloren (oder Weisheit). Es wird vier Wochen, die ich für diesen Beitrag zu arbeiten und in meinem Kopf Exponate und Decken verschmelzen, mich zu verhindern, dass ein logischer Thread zu folgen, nur ein Draht, ein Rinnsal, während der Ausarbeitung des Textes und Einfügen von Bildern. Ich fühle mich wie nach einem sehr komplizierten Quilten renne, die mich von einer Ecke eines verrückten Patchwork nimmt.
beispielsweise, wo waren diese beiden Lachs?…
… Oder Omelett Olga González?
Wenn Sie sich fragen, warum ich schrieb “Omelett” wenn in der Tat sollte ich schreiben “spiaggia”, anzi “Playa de Sa Conca”, der wunderschöne Strand, die entlang der nördlichen Teil der katalanischen Küste erstreckt, dann können Sie die Antwort im Detail finden Sie unten.
Diejenigen, die Sie sehen, sind Fragmente der Eierschale, von Hunderten von Eiern, eine große frittata. Es ist nicht das erste Mal, dass Olga González Aufschlagen der Eier Patchwork zu machen; in der Post “Ein brutaler Sonntag” Sie können ein Bild von finden “Trencadissa”, una sua Oper al Carrefour Europäischen Patchwork del premiata 2010.
Ich frage mich, was war der Grund, dass Betty Bubsy aufgefordert, einen Flickenteppich von Trilobiten zu vertreten, Vor Wesen ausgestorben Millionen von Jahren. Vielleicht denken sie ihrem Aussterben nicht, sondern die Tatsache, dass sie den Planeten für gut bevölkert haben 250 milioni di anni, und hofft, dass die lebendige Patchwork gleichermaßen. Ein Hurra für Optimismus.
“Wir sind wirklich Kinder der Sterne, wir sind der Atome im Inneren von Sternen gebaut gemacht. Wir wissen, dass das Universum im wesentlichen ein Gemisch aus Wasserstoff und Helium, mit Verunreinigungen von vielen schwereren Elementen, einschließlich derjenigen, die unser Körper bilden: Kohlenstoff, Sauerstoff, Stickstoff, Phosphor… Wir sind das Produkt dieser Verunreinigungen aus der Explosion von Supernovae verstreut“. Das war der Gedanke, der Astrophysik Margherita Hack, und ich sehe keinen Grund, seine Worte zu zweifeln, außer in den Fällen,, leider nicht selten, wo Stolz, Gier und Aberglaube scheinen zu zeigen, dass wir Kinder der Ställe sind, dh mefitico Wurf. Allerdings müssen wir zu den Sternen, sempre, und nicht für eine Zukunft vorhergesagt zu suchen, sondern eine Zukunft zu bauen, mit Hingabe und Hoffnung, die gleichen, die in unserem kleinen Weg brauchen wir eine schwierige Patchwork zu machen. “Per aspera ad astra”.
Immer noch versuchen, sich in meine Schuhe anziehen. Ich bin in der gleichen Situation wie diejenigen, die daran erinnern, dass in der Nacht vor spree tat, Er trank ein wenig’ zu, aber von diesen Rummel hat jedoch verwirrt Bilder, nicht verwandten. danach, wenn er sieht, die Fotografien, die durch Überraschung im Laufe des Abends genommen wurden, fast schwer zu erkennen: scheint die Freude, l'Euphorie, Genuss, aber, wie und wann sie sich überlappen und verschmelzen. So vorstellen, welche Wirkung machen können, nicht ein paar Stunden des Wahnsinns, aber drei Tage der Trunkenheit synästhetischen, in denen war jede Show eine Welle der Schönheit, die verschlungen.
Allora, bevor Sie fortfahren, Geschenk mir fünf Minuten in dieser ruhigen Ecke zum Entspannen.
gut, Ich bin bereit, wir können teilen, und wir tun etwas herausfordernd, mit Jobs, die wenig Hoffnung zu gehen unbemerkt haben. Hier braucht es etwas stark…
Ditemi, sehen Sie es? ich tun, aber vielleicht ist es nur eine Illusion.
Der Glaube und das Vertrauen, die den Unterschied? Vielleicht ist es die Fähigkeit, was ein, zu verstehen, was die andere ist. Diese Arbeit von Elly Van Steenbeek ist intensiv und zart zugleich, wie Vertrauen, eine Bindung, die durch natürliche Ursachen gebildet wird, offensichtlich, greifbar, oder es ist lebendig und auffällig wie der Glaube, Sortieren in einer völlig unabhängig vom Willen. Mehr als eine Aufteilung in zwei Teile sehe ich ein Nebeneinander, darüber nachzudenken, wie viel Glauben und Vertrauen, während es radikal anders, kann ähnlich aussehen.
Wenn Sie noch nicht gelesen haben “Alice im Wunderland” wissen Sie nicht, was der Yellow Brick Road, bestenfalls kann man mit einem Elton John Song kommen. Die gelbe Ziegelsteinstraße ist derjenige, der Alice in Emerald City führen kann, die Hauptstadt von Oz, in Anwesenheit des Magiers. Und wer würde nicht eine gelbe Ziegelsteinstraße wissen, dass man einfach folgen bei der Lösung ihrer Probleme zu kommen? Leider existiert diese Straße nur im Land von Oz, denn in unserer Welt müssen wir uns costruircela, Jedes Mal wenn ein neuer Ziegel vor posarci über dem Fuß platzieren.
Große Mengen für Heide Stoll-Weber, und ich den Begriff “Volumen” statt “Oberflächen” weil in einigen Fällen hat man den Eindruck, auf etwas zu suchen, die hinter dem Stoff geht weiter, sondern dass wir, zweidimensionale Wesen wie die von “Flachland” wir wahrnehmen, sind nicht in der Lage zu sein, geschweige denn verstehen.
Ich sehe Ihre Bestürzung, und ich verstehe,, Ähnliche Arbeiten sind nicht leicht zu verdauen, für mich selbst, e allora, als Belohnung für diese weit überlebt, wir sehen etwas nicht weniger schön, aber mehr “freundlich”, wie beispielsweise ein Bit’ Lavendel…
… oder etwas, das könnte eine Landschaft von Feldern sein, mit einem originellen Rahmen von Rebholz gemacht.
Guardate un po’ Was können Sie mit farbigen Wimper erreichen, von Perlen, die Häute von etwas, und die richtige Portion Fantasie.
Die Arbeit von Catherine Tourel sind eine ständige Überraschung, und nutzt sie, sie alle zu schaffen, bottoni, perline, pietruzze, durch Vorhangringe, Seeigel, Essstäbchen, ecc., mit dem Stoff, der einen Protagonisten comprimaria wird. Hier sind einige Beispiele.
Nun kommen wir zu “plat Haupt”, die auf Französisch würde das Hauptgericht sein.
Es ist nicht so weit sind Sie mit leichten Vorspeisen behandelt, von Apéritif, die begleiten einige Platten Vorspeise, Ich würde eher sagen, dass ich Ihnen eine Reihe von entrée serviert, ein bisschen wie geschieht in Restaurants, wenn Sie eine Reihe von kleinen Abschnitten des ersten vorschlagen, und dann sind so viele, dass der zweite Kurs wird zum Albtraum. Beh, Ich hoffe, wenn ich es jetzt zu bieten ist es nicht, weil, obwohl es schwer ist, zu glauben,, die Werke sind, die Sie noch mehr von der oben in Erstaunen versetzen.
Und zum Nachtisch, wenn irgendetwas sehen wir nach?
“Das Ganze ist verschieden von der Summe der Einzelteile”, und unter Ihnen den Beweis haben, was nach wie vor gültig ist, diese Aussage ist Teil der Gestaltpsychologie (nicht, dass ich ein Psychologe, wohlgemerkt…) .
Von der Nacht zum Tag, dal giorno alla notte, und dann einen Tag, Schmetterlinge unserer Gedanken ändern Licht mit wechselnden. Salutiamoli, wenn sie ankommen, salutiamoli, wenn sie gehen in Erinnerung verwirrt zu bekommen. Mehr als ein Quilt ist eine Metapher, aber gut geschrieben und noch besser gemacht.
Wir sind in Frankreich, Aber nichts hindert mich ein wenig zu reisen’ und überqueren die Pyrenäen, perché, wie Guicciardini sagte: “Franza oder Spanien zur Verfügung gestellt, wenn magna”. In der Tat müssen Sie reisen nicht viel, weil ich in Lièpvre aufstehen nur das Serum der Arbeitsatmosphäre von Cecilia und Mercè Desedamas zu finden. Das Thema ihrer Ausstellung “Tastextile”, die Gerüche und die Farben der Speisen im Restaurant Menü “Les Cols” di Olot. Come dicevo “… dass, wenn magna bereitgestellt”.
Und dulcis in fundo…
Geneviève Attinger hat eine ziemlich dunkle Blick auf den Status der Frauen. Nicht selten sind seine Frauen hinter komplizierten Netzwerken gefangen, oder gezwungen Raum zu teilen und Chaos, im Zusammenhang mit Regelungen und Masken, die das Wesen falsch darstellen und verweigern ihnen deshalb die absolute Freiheit
Aber jedes Mal, wenn sie versucht, neue Themen, in diesem Fall Fisch, ohne etwas zu leicht beunruhigende Atmosphäre zu verlieren, die immer über seine Werke schwebt.
Concarneu ist ein bretonisches Stadt, dessen Wirtschaft wurde von der Fischerei immer auf der Grundlage, während Wesserling Alsace ist die Heimat einer Textil-Park-Ecomuseo. Übrigens das Vereinigte Königreich ist die Region, aus der es Geneviève Attinger kommt. Diese Arbeit wurde für einen Wettbewerb genau entwickelt, die ideal auf den Ozean mit Bergen verbinden würde.
Eine der größten Ausstellungen wurden in den internationalen Wettbewerb gewidmet “denken…” , Reflexion, verstanden als ein Bild und / oder Gedanken, je nach Interpretation des Künstlers. Ich finde sehr vermutete Problem als ästhetische Label trotzt und lässt viel Freiheit der Meinungsäußerung.
An dieser Stelle der Post bin ich in Schwierigkeiten, Soll ich sie alle, aber es kann nicht, und dann habe ich vor mir die schwierige Aufgabe, eine Auswahl zu machen. Wie immer wird es absolut voreingenommen und von meinem persönlichen Geschmack verdorben sein, so dass ich entschuldige mich im Voraus, aber keine Gelegenheit zu wiederholen, dass bestimmte Dinge sollten nicht über einen Monitor, sondern vor Ort eingesehen werden. Credetemi, Es ist eine andere Sache.
Lassen Sie uns Start-up, mit etwas Licht, das ist nicht unbedeutend zu sagen, anzi, genau das Gegenteil, da es immer jemanden, der träumt davon, “mehr”, der Mythos von sich selbst.
reine Grafiken zu Gabrielle Paquin, ein Werk von großer Wirkung mit sehr einfachen Elementen erreicht, und dies ist ein Beweis dafür, dass die Technik ist in Ordnung, aufwendige Verarbeitung ist in Ordnung, aber wenn es eine gute Grundidee ist, gibt es keinen Aufzug von den Bodeneffektfahrzeuge, obwohl von ausgezeichneter Qualität.
Giottos Glockenturm in Florenz ist bereits dem Titel Schönheit, und zu sehen, wie er so, gespiegelt und gespiegelt auf einer Pfütze hat einen seltsamen Effekt, fast sind sie sogar erhabener Eleganz. Außerdem gab uns Giotto eine Menge zum Nachdenken, und auf dem Konto sind wir zu Recht auch diese Reflexion Rossella Ceriotti.
gut, Jetzt wissen wir, was die Lieblingsschuhe von Olga Gonzalez Angulo. Ich weiß nicht, aber ich bin mir ziemlich sicher, dass ich c'andrei zustimmen, gegeben, dass sein Selbstporträt zeigt ihre unkonventionelle und informellen. Sie denkt über das Leben, Ich reflektiere über seine Geschicklichkeit (und ich beneide ihn, ma solo un po’, nur ein paar Jahre Licht, dh der Abstand zwischen ihr und meinem).
Štěrbová bringt das Konzept der Reflexion an seiner tiefsten Bedeutung, einer strengen Kontrolle, mai autoassolutorio, Nie fehlt in Mitgefühl. Glänzt durch die mitteleuropäischen Charakter, schwierig für diejenigen, die die Sonne lieben, unmöglich für diejenigen, die folgt nur gerade Linien, ein Zeichen, das in dessen Inneren mit einer Rüstung ausgestattet ist tausend drückend Kräfte zu wider Ruf intakt den Druck von. Jana ist auf jeden Fall durch das Denkmal betroffen, die in Sainte-Marie-aux-Mines im Gedenken an die Tausenden von slowenischen Antifaschisten von den Nazis im Bereich abgeschoben befindet sich der Struthof. Und die Tränen zu vergießen gab es auch im Land der Štěrbová, ein Land, das bis 1918 war auch, dass meiner Vorfahren, da wir waren alle Untertanen des Reiches. Krieg, Verfolgung, Deportationen, Massaker, wir haben nichts vermisst bisher, doch es scheint, dass wir noch nicht zufrieden sind. “Die Geschichte lehrt, hat aber keine Schüler.” (A. Gramsci).
Diese Arbeit ist nicht aus Stoff, Es besteht aus Licht, was Brigitte Didier hat es geschafft, zu drehen.
Gegenstand (come spesso capita) Es ist sehr einfach, im Wasser von einem dunklen Pool sind alltäglich LED-Lampen Schwimm. Große Wirkung, nichts zu sagen, und würde auch zu meinen Favoriten sein waren es nicht, dass erinnert mich ein bisschen’ auch schon ein Bild gesehen, genau auf LED-Lampen Kataloge...
Und hier ist es der Lohn für so viel Mühe, meine für einen Tagesausflug, um die Ausgaben zu bekommen dieses Kunstwerk zu sehen, Ihnen für die Hartnäckigkeit (Sonst könnte ich es nicht definieren) Lesen dieser Post Kilometer fortsetzen zu wollen.
Soyoung Chung liebt das Meer darstellen, aber er tut es auf seine Weise, manchmal mit der Wiederholung eines einfachen geometrischen Motivs, manchmal in eine freiere, dramatischer, versucht, die Energie sichtbar zu machen oder, come in questo caso, Kompromisse mit Licht, das ist nicht so üblich in der Sonne, aber der eisigen Mondschein, der Liebling von denen, die das Leben lieben, so viel zu wollen, nicht einmal ein wenig in der Nacht zu über.
Ihre Beiträge sind immer ein Kunstwerk und Geduld. Brava!
Dank liebe, Glückwünsche für die Geduld und Hartnäckigkeit am Ende von diesem Post angekommen zu werden, aber die wahre Kunstwerke sind solche, die in den Bildern sind, und auch dort ist die Hand derer, die wissen,…