Primavera di Praga

Qualcosa è cambiato.

Lo si avverte subito, appena arrivati: finalmente sono disponibili le spille di Prague Patchwork. Ne compro immediatamente una, andrà a far compagnia alle altre, tutte quelle che ho appuntato sulla mia borsetta, piccole medaglie che mi concedo per la mia perseveranza.

Sarà forse per l’aspettativa, sarà per l’eccitazione del momento, o magari per il solo fatto di trovarmi così lontana da casa e così vicina a tante persone che condividono la mia stessa passione, ma il mio animo è impaziente, irrequieto, come se fosse la prima esposizione che mi capita di visitare. Finalmente si entra…

Ecco un’altra piacevole sorpresa: una zona che nelle precedenti edizioni era rimasta pressoché inutilizzata, ora è stata occupata da una serie di cavalletti da pittore, ognuno col suoi quilt, un’idea simpatica e anticonformista che vuole rimarcare il legame sempre più stretto tra il patchwork e la pittura.
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Anche l’area commerciale ha trovato nuovi spazi, segno evidente di un interesse crescente e da una richiesta di mezzi e materiali sempre più sofisticata.
Quando vado a una di queste mostre, parto convintissima di avere a casa già tutto quello che mi serve. Gli armadi scoppiano di pezze colorate, di spille, di fili, di bottoni, di nastri, sufficienti non per una, ma per due vite da quilter. Eppure, anche stavolta, ho trovato qualcosa di irrinunciabile, di originale, di attraente, delle cose magari minime, ma che per la loro particolarità suscitano interesse e dalle quali nascono idee e nuovi progetti. Come se non mi bastassero quelli che già ho in lista d’attesa!
Dopo questo gradevole antipasto si passa al piatto principale, l’esposizione vera e propria.
Da qualche anno, parte della mostra viene allestita in un grande capannone gonfiabile, molto luminoso, con un unico difetto: la temperatura tropicale dell’aria al suo interno.
Se vi capitasse di andare a visitare la prossima esposizione (cosa che vi consiglio di fare), vi raccomando di vestirvi a strati, a meno che non preferiate gustarvi una bella sauna fuori programma.
La sensazione di un mutamento in corso è ancora più avvertita passeggiando tra le opere esposte.
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Chi come me ha avuto la fortuna di ammirare le esposizioni precedenti, non può fare a meno di notare un cambio di direzione, una svolta stilistica, una scelta di indipendenza, dal punto di vista compositivo ma anche e soprattutto da quello espositivo.I primi anni si potevano osservare opere (sempre pregevoli) che intendevano attirare l’attenzione dell’osservatore grazie ad effetti cromatici e/o geometrici. Predominavano le tinte forti, il rosso, il nero, i contrasti, gli spigoli, le prospettive. Non mancavano le rappresentazioni che si ispiravano alla natura, fiori, alberi, animali. In alcuni casi si notava, fortissima, una certa influenza della nobile scuola francese, seppur contaminata dalla visione mitteleuropea, solo apparentemente più lineare.
I lavori esposti quest’anno appaiono come il frutto di una ricerca stilistica indigena, originale, estrosa. Potrei aggiungere anche sofferta, in quanto non tutte le opere colgono nel segno, ma, come si dice, chi non risica non rosica.

Non mancano quelli che nel jazz vengono definiti gli “standard”, i blocchi e i motivi tradizionali, sempre soggetto di nuove elaborazioni e variazioni sul tema.
Un efficace esempio sono le diverse composizioni cromatiche dello stesso blocco, il “Mystery”, un motivo noto anche col nome di “Summer Winds”, in unione con una variazione dell’altrettanto famoso “Friendship Star”. Ecco alcuni esempi…

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Rosemarie Weitpoltshamer Ersebet Koeck Jana Haklova
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Iva Spurna Mirka Kimlova Jana Sterbova

Il diverso impatto visivo dei diversi schemi di colori sono la dimostrazione di come la creatività possa sbizzarrirsi liberamente anche confinata all’interno di una inflessibile geometria.

Seguendo la traccia di forme e colori, giusto al centro dell’esposizione (e non poteva essere altrimenti) noto dei lavori per i quali non trovo aggettivi adeguati: una serie di quilt tradizionali realizzati in maniera superba da Brigitte Morgenroth.
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Sono ammirevoli da tutti i punti di vista, per le combinazioni dei colori, decise, semplici, armoniche, per la precisione di esecuzione, la cura del dettaglio, e per la quiltatura manuale fitta fitta, testimone di una pazienza infinita e di una dedizione assoluta.
Dinnanzi a tali manifestazioni di bravura mi sento una nullità, non ho parole per complimentarmi adeguatamente con Brigitte (anche a causa del mio inglese rudimentale) e nutro l’intimo sospetto che lei sia scesa da un altro pianeta con l’unico scopo di ridicolizzare la nostra presunzione.

Mi stacco con difficoltà da quei lavori meravigliosi, solamente per essere catturata dalle malie di un angolo che spicca per originalità. Si tratta della zona riservata alle quilter del gruppo “Quilt Art” che vanta già venticinque anni di proficua attività.

Jette Clover, Frayed Information 1 and 2 – Janet Twinn, Cross Section

Per tutto questo tempo le artiste di Quilt Art sono state il battistrada nella ricerca di nuove forme espressive, un’attività tesa a dimostrare che il patchwork non va limitato negli angusti confini dell’artigianato e del lavoro femminile, bensì può volare alto, arte tessile che offre possibilità illimitate.

Anne Woringer, Le Labyrinthe de Penélope

Anche stavolta è una sbirciata sul futuro, senza la pretesa di comprendere appieno, ma con la curiosità di scoprire orizzonti nuovi e con l’ammirazione per chi sa coniugare sperimentazione coraggiosa e fattura ricercata. Non ci sono blocchi, schemi e facili tranelli estetici, eppure non riesco a fare a meno di essere irretita da questi lavori dove dominano solamente i cromatismi oppure, per contrasto, l’assenza di essi. Vanno osservati con pazienza e disponibilità; è necessario aprirsi all’inatteso, all’inconsueto, con lo stesso sguardo che si dedica per ammirare i quadri di Kandisky o di Pollock (tanto per fare dei nomi).
Eszter Bornemisza, Delicate Balance
Proseguo, c’è ancora molto da vedere.
Dicevo dei colori. Il rosso e l’arancione, colori caldi, sono sempre molto amati, anche perché, suppongo, il clima non propriamente mite di queste terre porta a bramare il conforto del calore, percepito e rappresentato. Quest’anno invece vedo che spuntano sempre più numerosi i verdi, i blu, i grigi, colori difficili, poco appariscenti, ma non per questo meno belli.
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Eva Bovoli

 

Therese Schmid

 

Noto con piacere che non si sono cercati dei comodi accostamenti di nuances, o dei soffici pastelli.

Jana Sterbova
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Eva Koubkova
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Secondo il mio modo di vedere, l’artista non deve mirare a tutti i costi di piacere al pubblico, bensì deve cercare di esprimere qualcosa di personale, di genuino; sta poi all’osservatore “ascoltare” ciò che l’autore suggerisce, magari in una lingua ancora ignota, criptica, astrusa. Non mi si prenda per sofistica, la mia preparazione culturale e artistica è rasoterra, ma di una cosa sono certa: una vera opera d’arte non può essere mai immediatamente compresa appieno, essa deve porre dei punti di domanda all’osservatore, lasciare spazio alla riflessione, all’incertezza, al mistero. Una creazione artistica è sempre un lavoro di coppia, da una parte la mano che la crea e dall’altra l’occhio che la guarda.

Jana Haklova
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Alicia Merrett
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Irena Zemanova

Man mano che procedo tra gli espositori mi si parano lavori diversissimi, per stile e soggetto, e mi dispongo ogni volta a valutarne gli aspetti di novità, cercando anche di apprezzarne l’aspetto generale, l’impatto visivo in parole povere.
Inaspettata e singolare questa combinazione di stoffa e lana, emblematica della ricerca di nuovi accostamenti tessili, nuovi orizzonti compositivi, fidando del fatto che “La fortuna aiuta gli (e le) audaci”.
Květa Sudova
Molti lavori risultano riuscitissimi e susciterebbero ammirazione anche nelle blasonate esposizioni d’oltralpe. La mia collocazione geografica mi porta forse ad apprezzare meglio il gusto estetico dei paesi dell’Est, la tendenza al drammatico, il desiderio di rompere gli schemi, costi quel che costi, forse perché ne sono io stessa prigioniera.
Renata Jurackova
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Renata Jurackova

 

La sensazione generale è comunque quella di un processo in divenire, della ricerca di libertà espressiva, lontana da ogni imitazione o travestimento.
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Kalinova_Mirka
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Jana Haklova
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In un mondo dove la globalizzazione fagocita le culture minori (ma non per questo meno importanti), e dove spopolano alcuni modelli consumistici ed estetici provenienti dall’altra sponda dell’Atlantico, la temerarietà e la tenacia di queste quilter è ammirevole, se non addirittura commovente.
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Jaroslava Grycova
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Jana Haklova
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E’ ovvio, non tutte le opere sono allo stesso livello, come sempre del resto. L’abilità va coltivata, e l’estro artistico non ci è stato donato nella stessa quantità, ma se si deve sbagliare tanto vale sbagliare in proprio, divertendosi nel creare qualcosa di personale.

Ciò che vedo è comunque degno di nota, apprezzabile, sorprendente, a tratti pure spassoso, come appunto la casa della quilter…

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… oppure come questi cagnolini abbacchiati perché costretti in casa dalla pioggia battente.

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Beate Dessewffy

I ragni mi fanno un pò paura (e penso di essere in buona compagnia), però va loro riconosciuto il primato di essere stati i primi tessitori esistenti sulla terra, e che per loro i fili non hanno segreti. Mi fermo a riflettere davanti a questo lavoro e trovo che sia un giusto riconoscimento alla loro abilità tessile.

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Olga Horavova

 

Se ci sono i ragni, potevano forse mancare le farfalle? Ovviamente no…

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Marcela Listikova
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Ormai ogni mio proposito di visitare la mostra con un certo ordine è andato a farsi benedire. Vago senza meta, attratta di volta in volta da un colore, un disegno, un effetto, da opere che non mancano mai di lasciare un segno nella mia immaginazione. A volte è per la loro ricerca cromatica, altre per la loro (solo apparente) semplicità…

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Dobrussky patchwork
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… oppure, al contrario, per l’estrema cura del dettaglio, per la pazienza infinita e l’impegno profuso…Jana Duskova

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Danuše Březinová

 

… altre ancora perchè sono belle punto e basta, degli affascinanti capolavori pittorici.

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Eva Brabcova
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Sophie Furbeyre
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Laura Stauffer
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Se non bastassero i quilt, ci sono dei simpatici oggetti realizzati con la complicità della stoffa. Si va da una serie di bambole (ma è un termine veramente riduttivo) impressionanti per il loro realismo…

 

… a una pasticceria molto, molto speciale.

Sono un po’ stanca, le sale si stanno svuotando, non vorrei andare via, anche se i piedi chiedono pietà. Mi concedo un’ultima occhiata, un saluto, un arrivederci al prossimo anno, come farei con una cara amica troppo lontana.

 

Davanti a una tazzina di caffè (espresso, short, please, short) mi fermo a riflettere , cercando di mettere un po’ d’ordine nel guazzabuglio di immagini che mi affollano la mente.
Ne è valsa la pena? Ne è valsa la pena.
Questo post è per chi non ha avuto la fortuna di esserci, perché non esistono soltanto Birmingham, l’Olanda e la Val d’Argent.
Io a Praga ci sono già stata, ci ritornerò, e spero, la prossima volta, di incontrare lì anche voi.

Girando per la mostra è stato un po’ come passeggiare per Praga, una città meravigliosa dove si accostano, non sempre in armonia, gli stili più diversi: romanico, gotico, rinascimentale, barocco, rococò, impero, neogotico, art noveau, cubismo, un insieme variegato difficilmente riscontrabile altrove. La magia che sortisce dalla contemplazione di queste culture sovrapposte, testimoni attendibili di un equilibrio difficile, di un’esistenza complicata, spesso sfugge al turista distratto e sommario, solitamente attratto da panorami solenni, come pure dagli obbligati, e affollati, itinerari classici.

Vale lo stesso per il patchwork praghese, un percorso suggestivo, magari un po’ accidentato, dove ci si perde volentieri, si rinuncia a cercare un indirizzo, un punto di riferimento, qualcosa di conosciuto, alla scoperta di un’espressione schietta e autentica che regali piacevoli scorci dove soffermarsi e ristorare lo sguardo, rinfrancare lo spirito, smarrendo per un breve attimo le proprie convinzioni, anche trascurando talvolta i limiti di ciò che ci viene offerto e, per simpatia, comprendendo ed accettando i nostri.

Nota: le foto con l’asterisco * sono state gentilmente concesse dall’associazione Prague Patchwork Meeting (riproduzione riservata). Tutte le foto della mostra 2011 sono presenti in un Compact Disc realizzato da Prague Patchwork Meeting, da richiedere eventualmente all’indirizzo info@praguepatchworkmeeting.com.

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