Val d’Argent 2022

P1140639E anche stavolta ce l’abbiamo fatta!
A fare… cosa?
A non beccarci il Covid, e che altro. Siamo stati in Francia e in Svizzera, paesi nei quali le mascherine non sono obbligatorie, e quindi il loro utilizzo è scarsissimo e assolutamente discrezionale. Per non parlare della Turchia, in particolare di Istanbul, dove alla famosa signora “Non ce n’è Coviddi” dovrebbero conferire la cittadinanza onoraria.
Del nostro viaggio organizzato nel sultanato di Erdoğan, delle sue luci e ombre magari ne scriveremo in futuro giacché questo post è dedicato alla mostra spedizione in Alsazia, curata, come sempre, dalla mia guida turistica personale.
Tanto per partire in scioltezza voglio mettere subito un punto fermo, ovvero che questo viaggio è stato l’ultimo chiodo piantato sulla bara dei miei spostamenti in treno per i quali è prevista una coincidenza a Milano. NO MORE.
Per non far concorrenza alla sua Frecciarossa per Parigi, Trenitaglia ha deciso bene di far morire Thello, il treno notturno sulla tratta Venezia Santa Lucia – Paris Gare de Lyon. Troppo comodo per noi scendere al mattino a Dijon e da lì salire su un TGV per Strasburgo, veramente troppo comodo. Così siamo stati costretti a prendere una freccia per Milano Porta Garibaldi, freccia per modo di dire visto che è arrivata in ritardo, e poi scapicollarci per capire da dove sarebbe partito di lì a poco il treno per Basel. Infatti la stazione è carentissima di informazioni sulle piattaforme, situazione resa ancor più complicata dal fatto che per spostarsi dai binari passanti a quelli di testa bisogna impegnarsi in un percorso labirintico e mal segnalato. Tanto per non smentirsi, al ritorno il binario del treno per Venezia è stato precisato solamente qualche minuto prima della partenza. Già noi con due piccoli trolley abbiamo faticato affrettandoci su e giù per corridoi e scale fino al binario, perciò mi chiedo se quegli scaldapanche assunti per concorso si rendono conto di quanto possa essere complicato spostarsi lì con un bagaglio solo leggermente più ingombrante e magari con qualche difficoltà motoria.
Quando mi capiterà di tornare in Alsazia partirò dall’Austria, da Villach via Mannheim o col bellissimo nightjet Wien – Strasbourg, oppure ancora, extrema ratio, con Flixbus da Venezia (aereo anche no, grazie), e lo stesso anatema vale anche per tutti gli altri viaggi che avrò la fortuna di compiere in Europa.
Bene, ora che mi son tolta questo puntuto sassolino dalla scarpa posso passare a cose più piacevoli, ovvero il Carrefour Européen du Patchwork 2022.
 

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One More Time

LogoViennaPragaBrno

Via, via, via!

Vienna, Praga, Brno, tre esperienze, tre sensazioni, tre caratteri, e tre per tre fa nove, nove giorni durante i quali abbiamo scarpinato, guardato, scoperto, incontrato, viaggiato, mangiato e, ça va sans dire, bevuto, nove giorni alla ricerca di ricordi e speranze, nove giorni che hanno infranto quella gabbia di tristezza che mi imprigionava da un paio d’anni.
La Rossana che era partita all’alba di un grigio martedì, è ritornata dopo una settimana e mezza con un considerevole bagaglio di ricordi ma più leggera nello spirito.
A questo punto viene buona una delle gianografie scritte dal mio sherpa / agenzia turistica / pusher / fotografo / ecc., e si intitola “ADDIO”.
Il viaggiatore non conosce ritorno. A partire è uno, a tornare è un’altra persona. Qualora tornasse quello stesso uno è come se non fosse mai partito. Continua a leggere

Treviso Liberty

TrevisoLibertyLocandinaPer essere Dicembre la mattinata era eccezionalmente mite, cioè la temperatura non era scesa sotto lo zero come sarebbe normale dalle mie parti, e il Sole ci ha dato la carica per affrontare la noia di centocinquanta chilometri di autostrada fino a Treviso.
Vi confesso che tale escursione non era in programma, ritenevo eccessivi i rischi connessi all’instabile situazione sanitaria, soprattutto se si prevede di ritrovarsi in locali chiusi assieme a troppe persone, e non mi si venga a dire che un certificato di vaccinazione è una misura sufficiente di prevenzione, magari lo fosse. A tal riguardo vi rimanderei volentieri a un post scritto quasi cinque mesi fa dal mio sherpa/fotografo/guida/autista/webmaster/ecc. , intitolato “Un pezzo di carta”.
Sia c
ome sia, non mi pareva bello mancare all’appuntamento con la mostra patchwork di Treviso, anche in considerazione delle molte difficoltà che l’associazione Patchwork Idea aveva di certo dovuto superare per riuscire a organizzare un’esposizione in questo periodo estremamente complicato, e così mi sono fatta coraggio e siamo partiti. Continua a leggere

Tu chiamale se vuoi (e)mozioni

Mozióne s. f. [dal lat. motio -onis, der. di movēre «muovere», part. pass. motus; il sign. 2 ricalca l’ingl. motion].
Nel post precedente vi ho raccontato che ero totalmente immersa nel bianco mare del trapunto fiorentino, quando i colori del foliage autunnale hanno bussato alla mia finestra e mi hanno fatto ricordare che esiste un mondo di colori, anzi mi hanno ammonito sul fatto che mi stavo perdendo quell’effimero spettacolo.
Mi è bastata un’occhiata per farmi tornare la voglia di dipingere con la stoffa, e così ho realizzato quella coperta per la mia macchina da cucire. Nella breve carrellata di immagini che segue troverete la prova di come possa essere spettacolare l’autunno, almeno quello che mi è capitato in sorte, e com’era impossibile anche solo pensare di resistergli. Continua a leggere

Perseverare autem diabolicum

Dopo il primo Quiet Book mi era era restata qualcosa d’avanzo, dei pezzetti di stoffa, delle ideuzze, e ancora un po’ di entusiasmo.
Grazie ad alcuni tutorial trovati in rete (di Sorokina Irina e di Sviatlana Balybina) ho realizzato dei quadretti di gioco che poi ho assiemato in un Quiet Book per Maja, e suppongo che i suoi tre anni siano l’età giusta per divertirsi con questo “libro della calma”.

Non è niente di che, delle semplici figure da staccare e riattaccare a piacere (per meglio dire “a fantasia”), però vi confesso che nel realizzarlo sono tornata anch’io un po’ bambina.
Quindi sembra che un Quiet Book non mi sia bastato. Ne ho realizzato un secondo, ho perseverato, diabolicamente, e forse, ma non prometto nulla, ne farò altri ancora, chissà. Non mi chiamo mica Paganini…

Quit… Quet… Quite… Quiet Book

Eccomi qua. Sono mesi che non mi faccio viva su questo blog, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per qualche acciacco, e vuoi per mancanza di argomenti.
Qualcosina avrei anche combinato, ma aspetto che arrivi l’occasione buona per esporla da qualche parte.
Però, nel frattempo, mi va di mostrarvi una bagattelluzza che ho realizzato per il compleanno di una mia amica. Si tratta di un Quiet Book, un oggetto da sfogliare che di solito si mette in mano a un bambino/a affinché nello staccare e riattaccare, scomporre e ricomporre, girare e rigirare, impari a giocare con la sua fantasia.
La mia amica è ovviamente un po’ cresciutella per divertirsi con un Quiet Book, diciamo che andrà bene per la sua nipotina, però mi andava di regalarle questo “scherzo”, dato che lei è impegnata nella vendita di alcuni prodotti che appaiono tra le pagine del libro.
Posso dire che il regalo è stato graditissimo, e che ha generato molta curiosità tra i partecipanti della festa, la quale per inciso era a sorpresa, dato che ben pochi immaginavano che si potesse realizzare qualcosa del genere con degli avanzi di stoffa.
Commettendo un veniale peccato di vanità ho inserito nel blog questo breve filmato, e anche se non si tratta di un capolavoro ne sono fiera poiché, come sempre, sia la fattura che i disegni sono unicamente farina del mio sacco.
Allora, che ve ne pare?
Provateci anche voi, è divertente!