Praga on stage again!

È un bel problema.

Il dovere mi imporrebbe di fornirvi un resoconto dettagliato del Prague Patchwork Meeting 2012, ma è veramente dura descrivere tutte le impressioni che ne ho ricavato, sottolineare i lavori più interessanti, sempre col rischio di imporre i miei gusti, e conseguentemente, fare un torto a qualche artista.

Il piacere mi condurrebbe a parlarvi, ancora una volta, delle piacevolezze della Boemia, e di Praga in particolare, ma si potrebbe sospettare che io sia pagata dall’ente turistico ceco.

Il fatto è che Praga e la sua mostra patchwork sono pressoché complementari, l’una rinforza il piacere dell’altra, ed entrambe valgono una visita approfondita e attenta.

Anche quest’anno ho gironzolato per Praga, facendo sempre nuove scoperte, piacevoli nella maggior parte dei casi. Ho il fondato sospetto che ce ne siano ancora molte di cose da vedere, ammirare, provare, gustare, e che Praga non smetterà tanto presto di stupirmi. Ormai questa città mi ha catturato, e gioca con me, come fa il gatto col topo.

Vorrei riuscire a trasmettervi il mio entusiasmo, mostrarvi ciò che mi affascina e che mi fa, ogni anno di più, venir voglia di non tornare più a casa, di restare lì, sulle rive dalla Vltava, negli stretti vicoli di Nový Svět, e passare impunemente dalla quiete di Loreta al caos di Mala Strana. Lasciamo stare, è meglio. Casomai buttate un occhio sul blog my3place.wordpress.com, nel quale stiamo inserendo (con calma) alcune immagini caratteristiche di Praga, condite da qualche commento in tema (in my3place basta andare sul campo “Cerca” e digitare Praga).

Torniamo allora alla mostra.

Quest’anno, per andare alla mostra, invece di utilizzare la metropolitana, abbiamo preso il tram, con una doppia sorpresa.
La prima è che, giunti in prossimità di Balabenka, abbiamo intravisto l’Hotel Step, la sede della mostra. Discesa fulminea dal tram e piccola passeggiata fino alla base di una scalinata in metallo che conduce direttamente all’albergo. Abbiamo scoperto una bella scorciatoia che ci ha evitato di andare fino a Vysočanská, e da lì prendere l’autobus per Skloněná. Per chi, il prossimo anno, avesse in progetto di venire a Praga per la mostra, inserirò nel blog le nuove indicazioni dettagliate per arrivare all’Hotel Step.
La seconda sorpresa è stato il fortuito incontro, alla base della scalinata, con Ricky Tims, in borghese, ovvero senza cappello da cowboy. Armato di macchina fotografica, cercava di farsi passare per un comune turista. Certo che gli dev’essere sembrato ben strano sentirsi salutare, nel cuore della Boemia, con un sonoro “ciao”.

Basta, è ora di andare a vedere la mostra. Entriamo.

Ingresso sbagliato; hanno spostato la biglietteria e bisogna fare il giro. Pazienza.

Come l’altr’anno si viene accolti da un parterre di cavalletti da pittore, sui quali fanno bella mostra di sé dei coloratissimi pannelli, tutti sul tema della lana nel patchwork.

Ah, dimenticavo: potete cliccare sulle immagini per vederle in formato grande su Flickr.

Ecco una carrellata di questi lavori

Accanto a questa rassegna, ecco un lavoro collettivo, un giardino della nonna composto da 1105 fiori, che moltiplicati per sette fanno ben 7735 pezzi!

Una bella novità di quest’anno è che l’esposizione si tiene in un locale più grande, e non in quella specie di struttura gonfiabile che era certamente più luminosa, ma che era anche dotata di un clima tropicale.

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Non so se avete avuto occasione di leggere il mio ultimo post su Abilmente Primavera di quest’anno. In quell’occasione mi ero rammaricata dell’impossibilità di poter ammirare come si conviene i bellissimi lavori del concorso “Enchevêtrement“.

Sorpresa!

Eccoli qua quei lavori, finalmente visibili, da vicino, bene illuminati, valorizzati come giustamente meritano.

Dopo essermeli finalmente ben guardati da vicino, da lontano, di lato, di sopra e di sotto, posso passare al resto della mostra.

E’ d’obbligo andare subito a vedere i lavori di Ricky Tims, Pia Welsch e Kimberly Einmo. Beh, come si dice, la classe non è acqua.
Sono opere che passano sempre sulle riviste, ma “dal vero” fanno tutto un altro effetto. Neanche sto a fotografarli tutti, sarebbe tempo sprecato, non riuscirei mai a rendere i loro colori. Comunque, almeno per dovere di servizio, qualche immagine la voglio riportare a casa. Male che vada, c’è sempre il CD della mostra.

Ricky Tims

 

Pia Welsch

 

Kimberly Einmo – dal CD di PraguePatchworkMeeting
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Il carattere internazionale della mostra è sottolineato dalla presenza di lavori provenienti da tutta Europa.

Ecco una festa di triangoli di Gabrielle Paquin,

 

un’altra di Louise-Marie Stipon.

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Monique Gilbert ci propone questo “Stabilimenta”, …

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… e questi inusuali inserti in plastica su un disegno abbastanza tradizionale.

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Ecco alcune riproposizioni di motivi “storici”.

Ewa Guérin ha portato i girasoli,

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mentre Aline Joulin si è mangiata gli occhi con il Clarissa White Alford.

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Maria Männel ci sa fare con i colori contrastanti!

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A Katharina Clausen probabilmente piace il mare, i suoi riflessi e le sue sfumature.

Ben tre anni di lavoro sono occorsi ad Anne-Marie Schmitt per realizzare questo insuperabile capolavoro di quiltatura.

 

Ma io sono qui per vedere i patchwork dell’Est!
E’ come una ventata di aria fresca, si sente l’entusiasmo, la fantasia, la voglia di stupire, di sperimentare, di rischiare.
Le quilter ceche sono abilissime nel mischiare la tradizione e la modernità, la geometria e le forme libere, il figurativo e il surreale, il sacro e il profano. Più che le mie parole, valgono le immagini sottostanti.

Jana Štěrbová non si limita a essere il motore organizzativo del meeting, ma partecipa sempre con le sue originali creazioni.

 

Eva Bovoli ama saltare di palo in frasca (chi può e chi non può. Lei può)

Jana Haklová dà sempre l’impressione di aver trasposto sulla stoffa un sogno.

Non solamente pezzi di stoffa per Eliška Töröková ma anche inserti in uncinetto.

Irina Zemanova ha intitolato questo suo lavoro Křečové Zíly“, che, se il Google Translator funziona, significherebbe “vene varicose”. Uhm, ha toccato un tasto dolente.

Potevano forse mancare i divertenti lavori di Marta Drozdova…

… e di Renata Jurackova?

Per tirarsi su di morale, ecco un’esplosione di luce e colore provocata da Kamila Studená

Più preoccupante, specialmente se non si sa nuotare, questa specie di maelström raffigurato da Romana Černá

Mi gira la testa, e non a causa di quest’ultimo quilt, ma perché ci sono tanti lavori diversi, ognuno di questi col suo stile, e tutti da osservare con attenzione, da interpretare, da valutarne l’originalità e l’effetto. Dopo un pò ci si trova in balìa di una corrente di mille forme e di mille colori, un pò di qua e un pò di là, dove l’occhio si posa curioso.

Passo, senza prudenza, da un lavoro classico, ma di sapore giapponese di Milena Kankrlikova, …


… a questo angolino rilassante di Jaroslava Grycová,


oppure da una cosa a metà tra un log cabin e un pinwhell di Blanka Procházková

… a un quilt double face (due al prezzo di uno!) …

… per finire col massimo della sperimentazione, come l’opera di Marcela Listíková, con questi fiori che sembrano uscire dalla pietra vulcanica.

E’ ora di andare via, dalla mostra, e da questo post. Ho visto molto, ma non ho capito tutto. Ho scritto molto, ma non ho detto tutto. La colpa è solamente mia, della mia inadeguatezza artistica ed espressiva. Come diceva quella canzone, “per fare certe cose ci vuole orecchio”.

Però, ripensandoci, un pò di colpa è anche vostra. E dai, Praga non è lontana, e vedete bene che di cose da vedere ce ne sono, anzi, se andate sul mio album di Flickr, potrete trovare ancora altri lavori che non ho inserito in questo post. Una capatina il prossimo aprile varrebbe la pena di farla, e non solamente per vedere dal vivo degli splendidi lavori, perché le foto non rendono giustizia, ma anche per “assaporare” l’atmosfera di questa città che, se avrete sfortuna, vi farà innamorare di lei e vi resterà nel cuore.

Per questa volta vi perdono, e come segno di amicizia vi regalo un fiore, anzi un mazzo intero di bei fiori di prato. Ne sentite il profumo?

A presto. A primavera. A Praga.

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