Quella sporca dozzina

Tra un quilt e l’altro mi sono divertita a realizzare una serie di borse seguendo i dettami del patchwork, cioè recuperando vecchi indumenti smessi, avanzi dei campionari e i ritagli dei ritagli, compresi i bottoni e più di qualche cerniera lampo.
Ecco qua la mia collezione Estate-Carnevale 2013 composta da 12 articoli del modello BaliGo.
Perché ho scelto questo nome? Non si tratta di una mia invenzione, ma è anch’esso frutto di un recupero, stavolta culturale invece che tessile.
“El bàligo de straza” (anche noto come “tuorba”) era un contenitore a spalla legato alla vita, adatto per tutti gli usi di campagna, una pratica borsa che lasciava sempre le mani libere per lavorare. Ci si poteva riporre la frutta o le olive appena raccolte, qualche arnese, il pranzo, ecc. Capitava pure che venisse riempito di cenere calda e semola abbrustolita per fungere da rustico cataplasma.
Ho cercato di conservare la praticità secolare di questa sacca a spalla e di aggiungervi delle tasche, sia esterne che interne, per tutti quegli oggettini che la vita moderna ci impone di trascinarci dietro. E’ ovvio che al posto della grezza tela ho utilizzato dei materiali più fini (comunque molto resistenti) e ho lasciato libera la mia fantasia di creare delle combinazioni cromatiche in grado di non far sfigurare questa Cenerentola alla serata del gran ballo.

Dall’Africa misteriosa, il nero e l’avorio per questa BaliBlack.

Per “aficionados” delle Harley-Davidson la BaliBiker è perfetta, tutta in pelle, con borchie metalliche e frangette.
Colori freddissimi per BaliBrr, un tuffo nell’acqua gelida.
BaliMan, per l’uomo che non deve chiedere mai… dove ha messo le chiavi, oppure gli occhiali, la penna, l’agenda, il telefonino…
Tutte le sfumature del cacao per questa BaliMaya.
Se non si vuole dare nell’occhio l’ideale è mimetizzarsi, anche la borsa Baleaves deve fare la sua parte.
Sassi, piestre e schegge di marmo per questa BaliStone.
Non so voi, ma a me questi colori fanno venire in mente gli indiani d’America, e così l’ho chiamata Baliux.
Se ci sono gli indiani non possono mancare i cowboy. BaliWest, non poteva essere altrimenti…
La borsa preferita da Lady Marian: BaliWood
Secondo voi, come potevo chiamarla questa borsa? BaliLove.
Troooppo dolci queste sfumature, sembrano quelle di una caramella, di un bonbon al gusto India: BaliCandy

Per realizzare questa mia “sporca dozzina” di borse, anzi di balighi, ho saccheggiato cassetti dimenticati e campionari dispersi, ho fatto a fette vecchi giacconi e nobili gilet caduti in disgrazia, ho dissepolto piccoli tesori nascosti e ridato luce a qualche lustrino, ho dato fondo alla mia alternante fantasia e messo a dura prova la mia non infinita pazienza, ho comunque sempre assecondato il mio bisogno innato di recuperare, riciclare, riutilizzare, fedele al motto “della stoffa non si butta via niente”.
Ma… e adesso, che me ne faccio di 12 borse?

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